Bambole
Forse
non è un caso che queste immagini mi siano venute incontro e si siano imposte alla mia attenzione
proprio nei giorni del dono superfluo e mercificato, dell’eccedenza di giochi e giocattoli che sovrastimola i
bambini, li distoglie dal loro presente in-finito e li rende consumatori esuberanti
di attimi fugaci. Gli si toglie il tempo del gioco ma si offrono ai bambini
sempre più stimoli e cose di cui forse il bambino non sente il bisogno perché dominato
dal piacere di reiterare senza noia lo stesso gioco e capace di godere di uno
spettacolo già noto.
E
allora potremmo scegliere cosa donare ai bambini basandoci sulla
qualità del giocattolo piuttosto che sulla quantità. Le bambole con disabilità potrebbero, a mio
parere, ampliare e arricchire il mondo dei giochi dei bambini, il loro
immaginario concentrando il loro sguardo su una condizione nascosta ed
emarginata ma che i bambini sanno affrontare con stupore e curiosità, senza il
pregiudizio basato sulla suddivisione dell’universo nelle due metà
rigorosamente e furiosamente contrapposte (Zolla, 1994).
La
bambola con disabilità è allora un gioco controeducativo
perché mostra il lato d’ombra e
misterico della vita, perché spazza via la "mostruosa perfezione" di certe
bambole e le strappa alla loro disumana compostezza, perché dimostra il piacere
di giocare la disabilità e con essa.
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