"Appena entrai nella sala da gioco (era quella la prima volta nella mia vita) stetti un pò di tempo prima di decidermi a giocare.[...] Confesso che il cuore mi batteva forte e che era scomparso tutto il mio sangue freddo; sapevo con ogni certezza, e già da lungo tempo avevo stabilito che non me ne sarei andato così, senz'altro, da Rulettenburg, e che qualcosa di decisivo e di definitivo si sarebbe immancabilmente verificato nel mio destino. Così bisogna che sia e così dovrà essere. Benché fosse ridicolo che io mi attendessi tanto dalla roulette mi pareva ancora più ridicola la convenzionale opinione, che tutti accettano, che sia sciocco e assurdo aspettarsi qualche beneficio dal gioco. Per quale ragione il gioco dovrebbe essere peggiore di qualsiasi altro mezzo, per esempio del commercio, allo scopo di procurarsi denaro? E' vero, sì, che su cento, uno solo vince; ma che m'importa di questo?"
F. M. Dostoevskij, Il giocatore, BUR, Milano, 1997, p.47.
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Balthus, The Game of Cards, 1948-50 |
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Jan Steen, Card Players Quarreling, 1664-65 |
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Caravaggio, I bari, 1594 |
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Jonathan Hobin, Obama Nation |
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Gino Severini, Le demon du jeu, 1928-29 |
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Paul Klee, Geist bei Wein und Spiel, 1927 |
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