Pezzettini di identità, pezzettini di mistero. Riflessioni alla fine di un anno scolastico.
Bimba di 9 anni. |
Pezzettino
è il titolo di una storia dello scrittore e illustratore Leo Lionni che
racconta il percorso di un piccolo quadratino arancione alla ricerca della sua
identità.
“Pezzettino.
Un percorso di parole, corpi ed emozioni per scoprire la diversità e incontrare
la disabilità” è il titolo di un laboratorio che l’associazione L’abilità onlus
propone nelle scuole primarie della città di Milano per sensibilizzare i
bambini ai temi della diversità e della disabilità.
Nel
laboratorio, come luogo di sperimentazione e scoperta, ogni volta e con ogni classe vengono mescolati,
triturati e impastati gli ingredienti senza fornire nessuna inesistente e
presuntuosa ricetta magica ma provando ad accendere il fuoco del desiderio di conoscere per far ribollire
domande, curiosità, interrogativi e emozioni, per aprire un tempo prezioso e
concentrato di riflessività e criticità.
Nei
quattro incontri, condotti da un educatore dell’associazione, i bambini
sperimentano modelli educativi basati sulla cooperazione, partecipazione e
condivisione nella cornice ludica del gioco e attraverso il contatto con opere
artistiche particolarmente significative da un punto di vista simbolico
rispetto alle tematiche della diversità e della disabilità.
Ai
bambini viene data la possibilità di apprendere attraverso una modalità di conoscenza
non impositiva e coercitiva che si preoccupa solo di riempire le loro menti
inchiavardando i corpi ai banchi, ritornano a frequentare l’aula di
psicomotricità che avevano visto solo il primo giorno di scuola della prima
elementare, vivono il tempo del gioco che, quando è concesso, è relegato
all’intervallo, fanno circolare liberamente domande e pensieri che solitamente vengono
sottoposti a giudizio e valutazione. Giocano, si interrogano, scoprono e
soprattutto sperimentano una modalità di stare e abitare il mondo che riconosce,
rispetta e include la diversità.
Ma
forse un solo laboratorio non basta, occorre che ogni giorno, in ogni spazio e momento
del tempo a scuola i bambini siano visti e ascoltati con uno sguardo
rispettoso, attento e preoccupato di condurli verso la propria “ciascunità”
piuttosto che verso l’omologazione disciplinante.
Occorre
che gli insegnanti siano costantemente accompagnati in un percorso di formazione
e riflessività rispetto alle loro modalità di stare ed esserci nella relazione
educativa, per non rischiare di perpetuare, come automi, modelli educativi
desueti e coercitivi.
Occorre
ripensare la scuola affinché ogni pezzettino possa diventare una cosa straordinaria.
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