Di quale infanzia parliamo?
Crediamo
che la conoscenza possa provenire e irradiarsi dalle immagini, che il nostro
sguardo si possa ri-orientare e arricchire attraverso opere artistiche di particolare
pregnanza simbolica che amplificano la visione. Per questo il nostro approccio
di ricerca, che muove da una postura immaginale (Mottana, 2002) e si nutre tenacemente
dell’immaginazione ludica (Antonacci, 2012), si rivolge a immagini che tematizzano l’infanzia
e il gioco ampliando i loro significati possibili, ambivalenti, eversivi e
trasformativi.
Crediamo
sia necessario e fondamentale per ogni educatore, insegnante, operatore nutrire e arricchire
l’immaginario soggiacente alle idee e pratiche educative per non agire
acriticamente le ideologie di gioco e infanzia che vengono propugnate da un
sapere pedagogico edulcorante e normalizzante. Ma crediamo anche, che chiunque
non sia disposto a omologarsi
indistintamente alla commercializzazione e strumentalizzazione dell’infanzia,
come testimonia il cartellone pubblicitario qui sopra, possa rivolgere il suo
sguardo ad altre immagini.
Le immagini pubblicitarie
sono immagini “idolo”(Corbin), svuotate, non irradiano alcun significato se non
la merce che intendono vendere, ci
sovrastano, ci assediano in ogni dove, agguantano il nostro sguardo mentre passeggiamo in città,
mentre guidiamo nel verde della campagna o mentre siamo immersi nell’attesa in
una stazione. E in questo dilagare
visivo l’infanzia e il gioco si appiattiscono sulla superficie omologante di
immagini che, ancora una volta, invocano e rinforzano l’idea di un’infanzia
controllata, schierata per essere meglio e implacabilmente sorvegliata dallo
sguardo adulto, protetta e imbellettata in abiti da grandi che vietano di fare
esperienze autentiche e vivere l’avventura, di sporcarsi, di scoprire esplorando;
un’infanzia rinchiusa e connessa esclusivamente nella rete virtuale ma non nel
reticolo di corrispondenze del mondo e della natura.
Occorre allora
riabbassare lo sguardo letteralmente e metaforicamente verso quella produzione
artistica nascosta e in ombra che ha saputo restituirci con uno sguardo, non
rapace e predatorio, ma delicato e appassionato i molteplici volti del gioco e dell’infanzia.
Il cartellone pubblicitario è efficace proprio perché propone una rappresentazione veritiera della realtà che l'ideologia del consumo rimuove ma al contempo genera e promuove.
RispondiEliminaLo sguardo, non solo dei giovani, è abbassato su un display di 5 o 6 pollici, che potrebbe mostrarci anche quell'arte. Se solo la cercassimo.