Gilliamesque. L'autobiografia pre-postuma di Terry Gilliam
“È
assurdo fino a che punto il mondo occidentale si sia disconnesso dalla realtà.
Senza contare il resto, c’è il fatto che nulla stimola l’immaginazione quanto
un legame diretto con il mondo in cui viviamo. Quando ripenso al paesaggio in
cui sono cresciuto, so che dall’altra parte della strada sterrata che passava
davanti casa nostra c’era una grande palude, e che più avanti lungo la strada
c’era un bosco terrificante con una casa mezza diroccata, abitata non si sa da
chi. Subito la mente comincia a fantasticare. Anche la palude era magica,
perché un anno tagliarono un sacco di alberi e li accatastarono sul ciglio
della strada, e strisciando sotto i tronchi trovavamo un sacco di meravigliosi
nascondigli pieni di muschio”.
T.
Gilliam, Gilliamesque. Un’autobiografia
pre-postuma, BigSur, Roma, 2015, p. 7.
Gilliamesque,
l’autobiografia pre-postuma del regista Terry Gilliam, è un’opera d’arte, una
raccolta caoticamente ordinata di disegni, locandine cinematografiche, fotografie,
schizzi e illustrazioni, appunti scritti a penna . È un libro che, come ha
detto lo stesso Gilliam, “ha a che fare con l’arte e non con la vita” e che ci
immerge nel mondo immaginifico di un artista che ha saputo restituirci l’invisibile.
Ricordiamo
tra i suoi film, a noi particolarmente cari, Parnassus- L’uomo che voleva ingannare il diavolo (2009), Tideland. Il mondo capovolto (2005), La leggenda del re pescatore (1991).
Opere che invitano a una comprensione di natura simbolica aprendo alla
possibilità di arricchire il nostro immaginario sull’infanzia, il gioco, l’educazione.
La concreta connessione con il mondo, le cose e le persone nella loro semplice presenza è la più grande fonte di immaginazione a dispetto di chi crede che immaginare sia qualcosa di astratto e fumoso. Il potere immaginante trasforma il mondo perché proviene dal mondo e al mondo ritorna come onda rigenerante e rivoluzionaria.
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