La stagione dell'infanzia nelle opere di Telemaco Signorini

“È nel corso dell’infanzia che prendiamo coscienza con stupore del nostro essere. Scopriamo così in noi un’infanzia immobile, un’infanzia senza divenire, liberata dai meccanismi del calendario.
Nell’infanzia, la memoria non è condizionata dal tempo degli uomini […]. Regna piuttosto il tempo delle quattro divinità del cielo: le stagioni. Il ricordo puro non ha data, ma possiede una stagione. La stagione è il marchio fondamentale dei ricordi. C’era sole o vento in quel giorno indimenticabile? Ecco la domanda fondamentale delle nostre reminiscenze.
[…] L’inverno, l’autunno, il sole, il fiume d’estate, costituiscono princìpi di stagioni totali. Non sono solamente spettacoli per la vista, sono valori dell’animo, valori psicologici diretti, immobili e indistruttibili.
[…] Queste stagioni sono al tempo stesso singolari e universali. Ruotano nel cielo dell’Infanzia, segnandola con tracce indelebili. I nostri ricordi si collocano nello zodiaco della memoria, in una memoria cosmica che non ha bisogno delle precisazioni della memoria sociale. È la memoria della nostra appartenenza al mondo, a un mondo dominato dal sole”.

G. Bachelard (1972), La poetica della rêverie, Dedalo, Bari, pp. 122-123

Bapin de Lilela

Pascoli a Pietramala, 1889

Piagentina, 1863

Sulle colline di Settignano, 1885

Strada della Capponcina, 1880

La raccolta delle olive, 1863


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