"Rosso come il cielo" di Cristiano Bortone


Non si vede il mondo se non si sogna ciò che si vede.
G. Bachelard

Toscana, estate 1970. Un manipolo di bambini gioca a mosca cieca nella vastità e sinuosità della campagna verde e dorata. Al centro del cerchio c’è Mirco che, ad un certo punto, infastidito dal buio, si toglie la benda dagli occhi e inizia a rincorrere i compagni ponendo fine a un gioco che sconfina nella realtà.
A causa di un incidente, Mirco perde la vista e come «stabilisce la legge», viene mandato in un Istituto religioso per bambini non vedenti.
Mirco non vuole accettare la sua nuova condizione e fatica a rimanere confinato tra le maglie di un codice educativo autoritario e disciplinante, rivolto alla tutela dell’ordine costituito attraverso  trattamenti repressivi e segreganti, l’imposizione di regole ferree e l’espulsione di tutto ciò che è considerato inutile (l’arte, il gioco, l’immaginazione) rispetto all’acquisizione dell’agognata autonomia.
Ma il bambino non perde la sua ardente passione per il cinema, la sua straordinaria capacità di sognare, immaginare e impara a vedere con gli altri sensi.
Grazie a l’amicizia complice di una compagna di giochi, che lo riconosce come persona prima e oltre il suo deficit, e la guida di un mèntore che lo conduce verso la sua “ciascunità” (Hillman, 2002) Mirco inizia a creare delle storie fatte di rumori, suoni e voci.
Lo spazio trasformativo e possibilitante del gioco del cinema consente al bambino una ri-nascita che non si ferma alla semplice accettazione della realtà, ma si assume la responsabilità di un riconoscimento: “traducendolo, amplificandolo, abbellendolo e valorizzandolo” (Canevaro, 1991).
Nell’immagine ultima del film si ricompone il cerchio di bambini che giocano a mosca cieca. Mirco è di nuovo al centro e senza la benda sugli occhi corre verso i suoi compagni e la vita. Il gioco riprende dove era finito.


“Mirco è uscito dal collegio a 16 anni. Nonostante non abbia più recuperato la vista, oggi è uno dei più riconosciuti montatori del suono del cinema italiano”.

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