Giochi di una volta: La Campana

Scriveva Mircea Eliade "...i bambini continuano a giocare al gioco della Campana senza sapere di ridare vita ad un gioco iniziatico, il cui scopo è di penetrare e riuscire a tornare fuori da un labirinto; giocando alla campana i bambini scendono simbolicamente agli inferi e tornano sulla terra" (Occultismo, stregoneria e mode culturali, Sansoni, Firenze 1982).



A ogni giro di estate, torna il desiderio di giocare. Complice il tempo di sosta, di ristoro e di benessere, complice la compagnia degli altri. Complice anche la noia del vuoto che si sente quando si ferma l'inesorabile macchina del quotidiano produrre e consumare.
Inchiodati agli schermi degli smartphone, i più. C'è qualcuno che ricorda, o sogna, o desidera (che sono diversi volti dello stesso immaginare) un contatto col reale più vivido: il segno del gessetto sul marciapiede, un sasso, e la voglia di saltare, per fargliela vedere.
Quest'estate Federico Taddia raccoglie e racconta i "Giochi di un'altra estate" su La Stampa.
Martedì 19 luglio ha scritto una pagina sul gioco della Campana: Un sasso, un gessetto, un cortile. E si salta nell'Eterno Labirinto, con una breve intervista anche a me.

Radio Capital, dopo l'articolo mi ha chiamata per un'altra breve intervista radiofonica che si può ascoltare qui.


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