Giocare per preparare un domani differente. Racconto di un'esperienza in Africa
Il
gioco è un’esperienza universale che da sempre ha accompagnato la storia
dell’umanità, accomunando le diverse civiltà oltre ogni differenza sociale,
culturale, linguistica e generazionale.
Il
gioco è un terreno comune di incontro e scambio tra persone, culture e
tradizioni differenti (Gallelli, 2012).
In
gioco e nel gioco si è svolto il corso di formazione dedicato a 60
insegnanti delle scuole primarie delle città di Djibouti e Ali Sabieh, nel
piccolissimo stato di Gibuti situato nel corno d’Africa. Il corso, svolto da due operatrici di l'abilità Onlus, si è inserito
nel progetto Una scuola per tutti che
l'associazione Mediterraneo senza handicap sta realizzando in Africa per
promuovere l'inclusione dei bambini con disabilità nelle scuole.
Il
gioco si è rivelato uno spazio intermedio e intermediario di incontro e dialogo
tra i partecipanti, tra tradizioni culturali e religiose diverse, tra
teorie e pratiche educative somiglianti e differenti; un cerchio
magico che ha generato un sapere e una pratica che gli insegnanti potranno
riportare nella quotidianità della loro professione per provare a pensare e
strutturare una nuova scuola preparata ad accogliere la disabilità.
Credo
che gli insegnanti abbiano sentito e vissuto questo corso come un’occasione di
cambiamento, una trasformazione possibile e necessaria, forse lenta e graduale,
ma animata dalla passione, dal desiderio e dalla fame di conoscenza e sapere, in
un contesto dove tutto manca.
A
partire dal corpo, dai gesti, dagli sguardi, prima e oltre le parole, gli
insegnanti hanno abitato lo spazio del gioco con una qualità di presenza che
Marco Baliani definisce “una condizione di puro presente” (2005): la capacità
di riuscire a stare in quello che accade, a sostare nel qui ed ora senza obiettivi estrinseci se non il piacere di giocare per giocare.
Colpisce
lo sguardo d’infanzia che gli adulti ritrovano e scoprono quando un gioco o un esercizio li costringe ad abbassare la guardia
delle loro diffidenze e delle loro difese.
Il
gioco ha innescato la possibilità di uno sguardo diverso, ha aperto uno spazio scevro
da giudizio e valutazione in cui sentirsi liberi di mettere in scena pensieri e
pratiche educative, spesso ancorate a un modello disciplinante e punitivo, che
hanno aperto squarci di criticità e riflessività condivisa per preparare un
domani differente.
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