Life, Animated di Roger Ross Williams
L’autismo,
che è un problema di immaginazione, ha bisogno di tutta la nostra capacità di
immaginazione!
Theo Peeters
Il
cinema raffigura il reale attraverso immagini in movimento. Il cinema, come l’autismo,
pensa per immagini al di là e prima del
linguaggio verbale e dell’asservimento alla logica razionale. Temple Grandin,
professoressa associata in Zoologia alla Colorado State University e affetta da autismo,
spiega
in una Ted conference che pensare per
immagini significa, per lei, avere “letteralmente il cinema nella testa”, un susseguirsi
di immagini reali e concrete che si riferiscono a tutte le esperienze percepite e
vissute.
Nel film documentario Life, Animated il regista Roger Ross Williams, come lui stesso
afferma, prova ad entrare nella testa di Owen, un ragazzo di 23 anni con autismo,
per restituirci un altro modo di pensare, di comprendere la realtà, di stare ed
esserci nel mondo. E nella testa di Owen sembra letteralmente scorrere il
cinema, nello specifico i cartoni animati classici della Disney.
Le storie semplificate ed emblematiche rappresentate
nei cartoni animati consentono al ragazzo di comprendere e attribuire un
significato agli avvenimenti della sua vita e di dare un nome alle proprie emozioni.
Owen ha bisogno di guardare e riguardare i cartoni, piacere che peraltro condivide
con altri ragazzi con disabilità, e di ripetersi costantemente i dialoghi dei suoi eroi e
dei loro aiutanti che gli offrono la possibilità di prevedere e attribuire un
senso a ciò che sta per succedere o che è successo: gli episodi di bullismo
subiti a scuola, la conclusione della storia con la fidanzata, il passaggio
verso l' età adulta.
I
cartoni animati diventano il tramite per riscoprire il “potere” della
comunicazione che Owen perde all’età di tre anni quando si manifesta una
regressione cognitiva, motoria e sociale. É il papà, autore del libro da cui è
tratto il film, che con tutta la sua capacità di immaginazione riesce a ristabilire
un contatto con il bambino che i genitori si trovano nuovamente a conoscere e riconoscere.
In
una delle ultime scene del film Owen, che è stato assunto in un cinema, entra
in una sala cinematografica vuota, si siede e ci guarda. É un gioco di sguardi,
è la vita che sta nel cinema, che si apre al mondo.
Il film è in programmazione al cinema Beltrade di Milano.
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