Autonomia, arte e magia: per uno sport che educa al cambiamento
Sembra
che oggi gli sport più popolari, anche praticati a livello
amatoriale e dai più piccoli, siano sempre meno “giocosi”.
Le
aspettative dei genitori, la spinta esasperata alla competizione e al
successo personale ne fanno in molti casi luogo di vissuti non molto
distanti da quelli diffusi quotidianamente nell'attuale “società
della prestazione”.
A
partire da una provocazione di Franco Floris è nata una riflessione
su come lo spirito delle culture giovanili come l'hip-hop avrebbe
potuto ravvivare alcuni elementi della pratica sportiva per
rafforzarsi
invece
come
spazio di crescita controcorrente.
Con
Francesca Milan, da anni allenatrice oltre che educatrice, abbiamo
provato a formulare
qualche suggestione rivolta ad allenatori e animatori sportivi, per
sostenerli in un percorso in questa direzione.
L'articolo in forma ridotta è stato pubblicato su Juvenilia, la versione integrale la trovi qui, di seguito i punti principali:
L'articolo in forma ridotta è stato pubblicato su Juvenilia, la versione integrale la trovi qui, di seguito i punti principali:
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Sostenere la dimensione della scelta libera e autentica. Aiutare
bambini e ragazzi a decidere se praticare uno sport o meno, quale
disciplina e con quali obiettivi. Sembrerà scontato ma, nell'epoca
in cui il potere si esercita principalmente nella gabbia dorata dei
condizionamenti e delle aspettative sociali, aiutare a riconoscere il
desiderio autentico anche nella pratica sportiva si rivela un compito per niente facile ma
imprescindibile.
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Contaminare lo sport con l'arte, il gioco, la cura dell'esperienza
estetica. Abbiamo citato alcuni esempi “radicali” in cui si è
andati in questa direzione come il calcio ritmico, il fantasy
climbing, il calcio a Y. Situazioni stimolo in cui lo sport diviene
esperienza di benessere globale, magia, “controcultura”, in cui
anche la dimensione atletica e tecnica ne beneficia.
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Sostenere nella squadra lo spirito della “crew” attraverso
pratiche
e ritualità,
tipici
dei
gruppi di apprendimento esperienziale o di arte performativa, che
stimolino processi riflessivi, di mutuo sostegno e apprendimento tra
i pari, oltre che portare
il gruppo ad un maggiore livello di intensità relazionale.
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Sostenere la dimensione del D.I.Y. (do it yourself) promuovendo nei
singoli e nelle squadre il valore dell'autonomia e dell'autogestione,
della presa
in carico
delle responsabilità a livello individuale e di gruppo.
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