Tararì tararera…
Tararì tararera è un libro
scritto da Emanuela Bussolati in lingua Piripù, “per il puro piacere di
raccontare storie ai Piripù Bibi”.
Data la
premessa, apposta sulla copertina come avvertimento o come allettamento all’esperienza
strabiliante che si potrà compiere girando la prima pagina, probabilmente
molti genitori e insegnanti aggrotteranno
le sopracciglia, storceranno le labbra in segno di disapprovazione e
volgeranno il loro sguardo ad altri libri patinati e didattici che li
rassicurino sul corretto sviluppo cognitivo che l’attività della lettura può
offrire.
Come ha ben
argomentato Enrica Buccarella, in un articolo sul blog di Topipittori, la
lettura, con l’ingresso alla scuola primaria (e aggiungiamo noi, purtroppo
sempre più precocemente anche nella Scuola dell’infanzia) viene proposta come
mero strumento in vista dell’apprendimento, come tecnica da imparare mediante
esercizi, necessariamente prima delle vacanze di Natale, pena l’ingabbiamento del
bambino nelle parole etichettanti, vuote di criticità e riflessività, degli
insegnanti o dei genitori come «è in ritardo», «è indietro rispetto ai compagni», «è
iperattivo», «probabilmente ha qualche (generico!) problema ma non è ancora
stato diagnosticato». Frasi che lasciano poco scampo alle possibilità infinite
del bambino di realizzare la persona che è se non rispetta le tappe evolutive
del ritmo giusto della crescita.
Tararì
tararera è un libro che ci fa riassaporare il
piacere condiviso della lettura: è un gioco tra chi legge e chi ascolta parole
che incantano per il loro suono e ritmo ancora
prima del significato, è un’opera di tessitura tra “i fili del sognare e del
ragionare” (Zanzotto cit. in M.Paolini, 2000), è un testo di parole irradianti, che si fondono nella bocca e vengono gustate dall'orecchio, ravvivano i sensi e mutano corso al pensiero.
La musicalità delle parole della lingua Piripù, il loro timbro corporeo e vocale, trascinano via il concetto, portano in vita l’immagine (Nancy, 2004) e amplificano le possibilità di immaginare e sognare.
La musicalità delle parole della lingua Piripù, il loro timbro corporeo e vocale, trascinano via il concetto, portano in vita l’immagine (Nancy, 2004) e amplificano le possibilità di immaginare e sognare.
Tararì
tararera è un libro che custodisce la magia di
una sonorità che accoglie, incuriosisce e diverte i bambini e che per questo appassiona
e innesca una tensione conoscitiva, motiva all’ascolto, all’attenzione, alla
condivisione, all’immedesimazione, alla partecipazione emotiva, all’apprendimento.
È un libro inclusivo, aggiungiamo in conclusione, perché potrebbe
essere letto a tutti i bambini, bambini che provengono da culture differenti e
parlano lingue diverse, bambini con una disabilità intellettiva che sono
supportati nella comprensione da immagini chiare e semplici.
grazie di queste bellissime e intense parole! Sono felice che i libri in lingua piripù siano stati così ben capiti... malgrado la lingua!
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