Telefonata con il pesce



S.Vecchini & Sualzo, Telefonata con il pesce, Topipittori, Milano, 2017

Se c’è un problema di comunicazione può dipendere dal contenuto dei messaggi che ci scambiamo, dalla forma in cui questi sono espressi oppure dalla relazione tra chi comunica e chi ascolta.
Accade tra bambini, accade tra adulti, accade tra bambini e adulti.
L’errore più grave che facciamo è quello di non pensare che se c’è una difficoltà di comunicazione è perché c’è innanzitutto una difficoltà relazionale.
Una buona relazione è attenzione all’altro, è guardare l’altro, è emozionarsi insieme.
Nel libro di Silvia Vecchini & Sualzo, Telefonata con il pesce, un bambino con problemi di comunicazione trova nella volontà e nella passione di una compagna la forza per dirsi
Al di là di facili letture diagnostiche, non pertinenti al valore della storia, gli autori hanno saputo raccontare la bellezza dell’incontro con l’altro e il desiderio ultimo della scoperta dell’ignoto del puer ludens.
Chi è un bambino che non parla? 
Un sasso nella sua immobilità o un fiore che deve sbocciare? O una foglia caduta e calpestata? 
Non è immobile perché i suoi pensieri sono tanti e spesso dolorosi.
Non deve sbocciare perché è già troppo aperto all’uragano della vita.
Non è una foglia caduta perché è attaccato alla linfa del mondo degli altri. 
Un bambino che non parla è un bambino che non può parlare.
Poiché parlare è vivere, sta a noi trovare, ogni volta che stiamo davanti a lui, la modalità emotiva più delicata e intima possibile per farlo respirare.
Perché comunicare è respirare. 



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