Niente di speciale

Mark Janssen, Niente di speciale, Lemniscaat, 2017

“[…] la costruzione di qualunque mondo secondario è un atto gratuito, non utile, qualcosa che si fa, non perché si deve fare, ma perché è divertente farlo. Si è liberi di scrivere una poesia o di rifiutarsi di scriverla. Comunque ogni mondo secondario che siamo in grado di costruire con l’immaginazione si procura necessariamente la materia prima del Mondo Primario nel quale tutti noi viviamo.” W.H. Auden

Nel saggio “Libertà e necessità nella poesia: la mia miniera di piombo” (Bruner, Jolly, Sylva, 1995, pp.713-715), il poeta britannico Auden prova a spiegare la strana attività dell’immaginazione creatrice e la sua funzione vitale e fondamentale nel processo di creazione di una poesia. L’immaginazione si nutre della realtà che è una miniera di tesori, di esperienze, “un mondo sacro e privato” con le sue regole in cui Auden si rifugiava da bambino.
Mark Janssen, poeta d’immagini e illustratore di libri per bambini, ha restituito nel libro Niente di Speciale l’opera dell’immaginazione creatrice capace di trasformare la realtà quotidiana di due bambini in un mondo secondario che incanta e diverte, un mondo ulteriore che dona presente, un tempo dilatato dove la noia è piacere di immaginare.


La piscina diventa un mare di pesci guizzanti, lo scivolo una proboscide di un elefante, il canto degli uccelli un coro colorato su un ramo di un albero, la visione di una farfalla un’esperienza di stupore condivisa con branco di orsi.



L’immaginazione non crea ex nihilo ma si nutre dei materiali della realtà, di ciò che si osserva e si percepisce, di ciò che si “trova estasiante o divino” per ricreare il mondo e rendere speciale la realtà.








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