Un piccolo mondo dentro il grande
Léon Claude Vénézia, Enfant dessinant un cercle à la
craie dans la cour de l'école, Bobigny (Seine-saint-Denis), 1970
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“Lambiccarsi
pedantescamente il cervello per creare prodotti – materiali visivi, giocattoli
o libri – adatti ai bambini è sciocco. Sin dall’Illuminismo è questa una delle
fissazioni più stantie dei pedagoghi. La loro infatuazione per la psicologia
impedisce di accorgersi che il mondo è pieno dei più incomparabili oggetti
dell’attenzione e del cimento infantili. Dei più azzeccati. È che i bambini
sono portati in misura notevole a frequentare qualsiasi luogo di lavoro in cui
si opera visibilmente sulle cose, si sentono attratti in modo irresistibile dai
materiali di scarto che si producono nelle officine, nei lavori domestici e nel
giardinaggio, in quelli di sartoria e di falegnameria. Negli scarti di
lavorazione riconoscono la faccia che il mondo delle cose rivolge proprio a
loro, a loro soli. In questi, essi non tanto riproducono le opere degli adulti
quanto piuttosto pongono i più svariati materiali, mediante ciò che giocando ne
ricavano, in un rapporto reciproco nuovo, discontinuo. I bambini in tal modo si
costruiscono da sé il mondo oggettuale, un piccolo mondo dentro il grande. E
delle norme di questo piccolo mondo oggettuale bisognerebbe tener conto quando
si voglia creare apposta per i bambini e non si preferisca lasciare che sia la
propria attività, con tutto ciò che in essa è strumento e accessorio, a
trovarsi da sola la strada verso di loro”.
W.
Benjamin, Strada a senso unico. Scritti
1926-1927, Einaudi, 1983
Helen Levitt
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