Cara Italia, Caro Ghali

Comincia con bambini trascurati, strattonati e dimenticati da adulti troppo occupati il video di Ghali Cara Italia.
"Perché sono ancora un bambino", un altro indizio di una dolce regressione all'infanzia, sempre più esplicita nei testi o nelle immagini, a tradire una fanciullezza che molti  ventenni negherebbero e bollerebbero come la peste, col loro desiderio di farsi adulti, o comunque scanzonati, ma cool. Un'infanzia invece fatta proprio di bambini veri, in carne e ossa (come nella dedica di Album), che nella poetica di Ghali non ha alcuna sfumatura negativa.
Così insiste il riferimento nel testo e nelle immagini al sé bambino e alla mamma, onnipresente nelle sue opere, stimata e amata, anche in questo caso senza la vergogna tipicamente adolescenziale e giovanile.
Questo viaggio da pifferaio magico alla rovescia, che Cara Italia ci racconta, trasformando Ghali in incantatore amorevole di bambini, avviene nei boschi, nelle profondità della natura e della terra e sfida presenze inquietanti e rissose, sconfitte e infine superate con armi semplici, da bambino.
Infine il video è un omaggio a Laputa, il castello nel cielo, uno dei capolavori di Miyazaki, maestro del cinema di animazione (ancora considerato - a torto - "solo per bambini"), e racconta la storia di due bambini così folli, irragionevoli e coraggiosi da opporsi alla violenza della distruzione bellica e sfidare il capo dei militari, con successo.
Ma mi ha convinta a scriverne questo verso: "Felice di fare musica per ragazzini". 
In un mondo in cui se piaci ai teenager non piaci ai ventenni e se piaci ai quindicenni non piaci ai diciassettenni, e se piaci ai tredicenni non piaci ai quindicenni, Ghali è "fe-li-ce" di rivolgersi ed essere amato dai più piccoli. I più fanno a gara per smarcarsi dall'infanzia, che fa troppa paura, perché è vista come passato da abbandonare, ma forse ancora più pericolosamente come futuro da fuggire, pensando a un domani senza lavoro, senza prospettive, che ci vedrà tutti perenni fruitori di contenuti e videogiocatori, eterni fanciulli (questo sì in senso negativo, come la patologia psicanalitica) dediti ad ammazzare il tempo.
Non noi, non Ghali (almeno spero): qui il bambino brilla ancora, come principio di speranza.


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