The Shape of Water
E chi sei tu?
Chiesi all’acquata, che dolcemente pioveva,
Ed essa, strano a
dirsi, mi diede questa risposta, che ora traduco:
Della terra sono
il Poema, rispose dunque l’acquata,
Eterna mi sollevo
impalpabile dalla terra e dal mare insondabile,
Su verso il cielo,
donde, in forma vaga, totalmente mutata eppure sempre la stessa,
Discendo a lavare
le aridità, i detriti, gli strati di polvere del mondo,
E quanto in essi,
senza il mio ausilio, sarebbe seme latente, non nato;
Perenne di giorno,
di notte, restituisco la vita all’origine mia, la abbellisco e purifico;
(Perché il canto,
emerso dal suo luogo natale, dopo il compimento e l’errore,
Ascoltato o non
ascoltato, debitamente con amore ritorna).
Walt Whitman
L’acqua,
nella poesia “La voce della pioggia” di Walt Whitman, è un elemento multiforme,
ambiguo, impalpabile e mai afferrabile. L’acqua
scorre e ristagna, è eterna, è fonte di vita e di morte.
L’acqua,
nel film “The Shape of Water” di Guillermo del Toro, è simbolo di
trasformazione, dissoluzione, contagio, rinascita (Antonacci, 2007).
L’acqua
penetra in molte immagini del film: inonda, cade a dirotto, gocciola dal
soffitto, riempie una vasca e poi un’intera stanza.
L’acqua
lava “gli strati di polvere del mondo” e della guerra, pulisce letteralmente e
metaforicamente le crudeltà del colonnello Strickland.
L’acqua
accoglie una strana e sinuosa creatura, dio del mare, metà uomo-metà pesce. Un animale che la razionalità umana vede come oggetto da vivisezionare per dominare
la Terra e lo Spazio e che il cuore, organo dell’immaginazione, vede come creatura tra le creature. Animale mitologico che abita un mondo intermedio tra la terra e l'acqua, un mondo intermediario tra visibile e invisibile.
L’acqua
attrae a sé una giovane donna, Elisa, che si lascia incuriosire e intridere da
essa. Elisa non può parlare, è muta, è accumunata alla creatura anfibia dalla
mancanza del linguaggio verbale. E la mancanza della parola la accomuna anche all’infanzia.
Elisa è portatrice di uno sguardo d’infanzia, minore e minorato, che per questo
sa ascoltare per capire, sa intuire la singolarità dell’altro, sa accogliere la diversità.
Gli unici due amici di Elisa sono la collega afroamericana Zelda e il vicino di casa omosessule Giles, figure segnate e stigmatizzate dalla differenza.
L’acqua
culla e abbraccia Elisa e la creatura, nell’immagine finale del film invitando a lasciarci ammaliare da essa, a lasciarci sprofondare nei sui cupi fondali,
alla ricerca dell’amore.
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