Buonanotte Giorgio Reali, giocatore indefesso, eterno fanciullo

Ho conosciuto Giorgio Reali nell'estate del 2012, sono andata a trovarlo presso la sede dell'Acccademia del gioco dimenticato, che allora si trovava alla Fabbrica del vapore, a Milano.
Con un sorriso gentile e un'euforia infantile, mi ha trascinata nel suo mondo incantato, un museo di giocattoli costruiti da lui, con l'aiuto, nel tempo, dei suoi folletti bambini e dei suoi allievi e amici. Centinaia di macchinine di tappi di sughero, robot di lattine, trenini di cartoncino.
Pochi come lui sapevano vedere nelle cose gettate dagli adulti, stolti e superficiali, una bellezza nascosta, che aveva solo bisogno delle mani di un bambino demiurgo, per essere riportata in vita e giocata, strapazzata, coccolata.


Dove la cecità del vedente non riesce a scorgere nulla, un Puer ludens come Giorgio Reali, sapeva riconoscere strumenti di puro gioco, reinventati per divenire gioia. È  lui che mi ha insegnanto il memory tattile, che ad oggi gioco con bambini ed anziani: semplice e geniale.
Avevamo il nostro Bernard De Koven italiano, un maestro del gioco di strada, una tipologia di gioco che sopravvive solo grazie alla dedizione di uomini liberi, sognatori, ingegnosi.
Giorgio se n'è andato il 14 marzo 2018, per un tragico incidente di treno. E sono molto triste.
Quando l'ho detto ai miei bambini erano tristi tristi anche loro, si ricordavano di aver festeggiato con lui, all'Accademia del gioco dimenticato, il più bel compleanno, giocando, giocando e giocando, come non si riesce più a fare neanche alle feste dei bambini, con le piccole cose, saltando, prendendo le lattine con le palle, tirando le biglie, saltando in percorsi improvvisati, cercando il maggior numero di occhi tra migliaia di piccole immagini rovesciate a terra da un sacco enorme.
Quanto tempo hai passato a ritagliare immagini, costruire giocattoli, immaginare, inventare?


L'ho incontrato ancora, aveva perso il suo spazio alla Fabbrica del vapore, la Milanodabere è troppo veloce, efficiente e disruptive per un principe del gioco, in fondo timido e un po' malinconico, come ogni fanciullo eterno, condannato a vivere nel mondo con passo inadatto a quello dei "vincenti".
Chi gioca sa che non può vincere sempre, per questo gli adulti male sopportano il gioco, dovendo mettere in mostra le vittorie e pretendendo di nascondere le sconfitte.
L'ho rivisto, l'ultima volta a maggio dello scorso anno, quando è venuto a un evento del Refettorio Ambrosiano sul gioco, che avevamo realizzato. Sono stata contenta di averlo incontrato di nuovo.
Mi spiace di non essere riuscita a incontrarlo, a parlargli e farmi raccontare.
Ma sono contenta di averlo conosciuto, di aver scoperto e imparato tanto da lui e dai suoi libri e di leggere sul sito dell'Accademia un tributo in suo onore da parte di amici, allievi, studiosi e appassionati.


Giorgio Reali non è più tra noi, ma i suoi giochi, la sua energia, la sua passione per il gioco sono viventi e ci animano ancora.
Buonanotte!


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