Paul Klee, Senecio, 1922
"Senecio è
il titolo del quadro che Paul Klee dipinse nel 1922. Dal latino senex può significare vecchio, anziano
ma in botanica indica anche un genere che comprende una molteplice varietà di
piante. Quella pianta di cui Klee si
sentiva il tronco, quell’albero simbolico che rappresenta il ruolo dell’artista
come mediatore tra il corporeo e lo spirituale, tra l’uomo e il mondo;
quell’albero che, fonte di vita e rinnovamento, diviene nella sua debole, flessibile e curiosa
apertura all’esistenza simbolo del Puer.
[…]
Una figura
possente si impone al nostro sguardo emergendo dallo sfondo, ma che sembra
essere sul punto di riconnettersi alla materia pastosa e sfumata da cui
proviene e che lo comprende. Un corpo solido e fermo che sembra, al contempo,
indicare un appena percettibile movimento rotatorio della testa rotondeggiante
e smisurata, forse solo appoggiata e non fissata al tronco del collo. E pare di
avvertire il contrasto tra l'equilibrio instabile della testa e l’immobilità
costretta del tronco e delle spalle ad indicare un possibile invito a mantenere
una continua mobilità dello sguardo e un «punto di vista vagante» e mutevole
(Barison, 2011, p. 140), oppure anche un
invito ad arrestare momentaneamente il fare produttivo e incessante per
ritrovare il tempo del riposo, della contemplazione, della rêverie, di una
condizione sognante e poetante tra la veglia e il sonno che ci consenta di
riscoprire il grande tesoro dell’infanzia (Bachelard, 1993). Quella condizione
di «beata solitudine» (Zolla, 2002, p. 17) in cui il bambino partecipa
integralmente di quanto lo circonda lasciandosene incantare e cogliendo la
realtà nella sua totalità senza ordinare, ripartire, giudicare.
La
sensazione di movimento sembra inoltre provenire dal divenire dei colori, che
sfumano, si compenetrano e si arrestano in passaggi cromatici dal giallo
attraverso l'arancione fino al rosso e si arricchiscono della luce del bianco.
L'instabilità oscillante è data anche dalla forma guizzante degli occhi e
dall’asimmetria delle loro pupille che invitano a cambiare continuamente la
prospettiva da cui guardare la figura, ruotando il capo a destra e a sinistra,
passando dalla frontalità al profilo, anche capovolgendolo con spirito curioso
e giocoso. Un invito forse ad accostarci al quadro modificando la nostra
postura frontale, giudicante e soverchiante per lasciarci guidare dallo stesso
sguardo ipnotico del bambino che ci guarda e chiede di essere riguardato, di
lasciarci pervadere, intridere e rapire dall’estaticità infantile, da uno
sguardo che vede con tutti gli occhi, come sembra suggerirci nuovamente Rilke –
poeta a cui Klee aveva mostrato negli anni giovanili alcuni acquarelli e che si
era mostrato vicino alla sua sensibilità (Klee, 2010, pp. 320-21).
Con
tutti gli occhi la creatura vede
l’aperto. Solo i nostri occhi sono
all’indietro
rivolti e completamente schierati intorno
ad essa
come trappole intorno al suo libero esito.
Ciò che è fuori lo sappiamo soltanto dal
viso
dell’animale; e già fin dall’inizio il
bambino
lo si piega, lo si costringe a vedere
soltanto
figure all’indietro e mai l’aperto, quello
che
sì profondo è nel volto animale (Rilke,
2001, p. 85).
[…] Senecio si erge come qualcosa di non
completamente penetrabile, richiama la nostra attenzione e al contempo ci mette
a distanza. Ci interroga muto dalla sua condizione mancante di parola, forse
rappresentata dall’assenza della bocca o
da due labbra appena accennate nella forma di due piccoli quadrati viola
asimmetrici. Sta in una zona di mistero: è un non parlante, è oscuro, è
difficile capire chi è, cosa dice, cosa fa.
Ma è un
volto di bambino quello che stiamo guardando?"
Rossoni E. in Antonacci F., Rossoni E. (a cura di), Intrecci d'infanzia (2016), FrancoAngeli, Milano.
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Troppo spesso il titolo viene tradotto Old man, Presto un uomo vecchio, Head of a Man Going Senile, visto il senso del latino "senex". Ma se in botanica "senecio" (no "senex") indica un genere di piante, spingendo un po' oltre si scopre che l'etimologia ci da la chiave.
RispondiEliminaSenecio è la traduzione latina del nome greco erigeron, come spiega Plinio (XXV, 106). Quando si sa che Erigeron è composto dei nomi "er (ear) = primavera" + "geron = anziano, vecchio" si capisce il gioco di significati che
ci offre Klee, a partire di un modesto fiore, il dente di leone, che sviluppa un achenio, un ciuffo di peli bianchi....
Ma è un volto di bambino .... ? conclude, giustament, vostra analisi.
Tutto questo è spiegato meglio (in francese) su www.auvuetaulu.blogspot.com