Impariamo a volare
Questa
è la storia di un maestro e una maestra che avevano la stessa passione:
“volare”.
Lui
si sdraiava per terra facendola volteggiare sui suoi piedi, gli piaceva quella
sensazione, lo faceva sentire forte e allo stesso tempo “grande”, doveva essere
pronto a proteggerla, come fanno i fratelli maggiori, da eventuali cadute e ad
avere cura di lei.
Lei
sapeva che volare significava fatica e costanza ma adorava quella sensazione di
libertà e leggerezza. Sapeva che sarebbe caduta tante volte prima di riuscire a
fare un bel volo, questo a volte le metteva paura, ma avrebbe imparato a
rialzarsi sentendosi un po’ più
coraggiosa di prima.
Un
giorno iniziarono a volare davanti ai
loro alunni e qualcosa in quei piccoli occhietti si accese: curiosità,
passione, interesse, voglia di provare...beh proprio tutto quello che serve per
iniziare ad imparare! Loro però erano ancora troppo piccini per volare, così i
due maestri iniziarono a cercare nella loro scuola colleghi disposti a far
provare ai loro alunni queste sensazioni. Tanti non capivano e ignoravano a
cosa servisse imparare a volare. Dopo un po’ di tempo trovarono due maestre
disponibili e pronte ad avventurarsi in questo nuovo percorso e a “imparare a
volare" con i loro alunni.
Inutile
dirvi che non era tutto sempre facile e bello, come in tutte le storie c’erano
stati alti e bassi e tante prove da superare.
I
due maestri capirono subito che insegnare a volare ai bambini era ben diverso
da quello che avevano provato con gli adulti. I bambini dovevano imparare ad
avere fiducia l’uno nell’altro, a toccarsi con delicatezza e a prendersi cura
vicendevolmente, ma soprattutto dovevano tornare a usare il loro corpo. I
maestri si accorsero che i bimbi non erano abituati a sperimentare, sentire e
giocare con il corpo. Purtroppo non ci sono più i vecchi cortili in cui ci si
trovava a correre, saltare e dove poter stare tutti insieme, ora si sta da soli
in casa davanti ad un pc, un tablet o un televisore. Allora la prima cosa da
fare era tornare a giocare e ascoltare ciò che il corpo comunicava a ciascuno
di loro. Piano piano, con gli esercizi di yoga, i piccoli scoprirono la calma e
l’equilibrio, mentre con quelli di acroyoga a cooperare tra loro, ad avere più
sicurezza in loro stessi e a fidarsi degli altri.
In
classe, grazie alle maestre, i bambini trasformarono le emozioni che vivevano
con il corpo in parole, colori, poesie, quadri e canzoni... “Per me lo yoga è
marrone perché mi ricorda la concentrazione. L’acroyoga è bianca perché quando
vedi le nuvole ti fa calmare” ... “Per me lo yoga è azzurro perché mi fa
calmare”... “Per me lo yoga è viola perché mi ricorda l’equilibrio e l’acroyoga
è rosso perché quando cadi ti fai male ma poi devi riprovare”... “Per me
l’acroyoga è bianco perché quando voliamo sembriamo in mezzo alle nuvole”...
“Per me l’acroyoga è rosso perché quando cadiamo sentiamo dolore”... “La mia
asana preferita è l’albero perché mi sento attaccato a terra ma vado verso
l’alto”. Con il tempo tutti iniziarono a volare, ognuno col suo stile, chi
aveva un volo pesante e barcollante, chi filava con grazia e leggerezza e chi
usava uno stile un po’ disordinato. A volte non erano un bello spettacolo, ma
non importava. Quel che contava era l’efficacia del volo.
Ti
starai chiedendo come finisce la storia... forse una fine non c’è perché una
volta che hai imparato a volare non puoi restare a terra...e allora ecco il
nostro volo…
Se
vuoi provare a volare ci puoi trovare alla pagina fb
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