La potenzialità perturbante e trasformativa dell’infanzia


“L’arte è ribellione al proprio tempo e proposta di altri sguardi sul mondo”.
Franco Lorenzoni

[…] Gli adulti hanno un repertorio di immagini di infanzia abbastanza limitato. Il bambino-feticcio come immagine-icona da adorare, depredare o criticare o il bambino-vaso, come oggetto da riempire (di beni materiali, abilità e competenze) se va bene, o aggiustare (curare o raddrizzare) se va male. […] Queste immagini di bambino-feticcio e di bambino-vaso, sono in realtà accomunate da un’ideologizzazione dell’infanzia: la prima bonificante e rassicurante e la seconda intimorita e allarmista. Al tempo stesso rivelano una semplificazione delle rappresentazioni infantili intorno a ruoli prestabiliti soprattutto in funzione di una relazione con il mondo adulto. Il bambino allora è figlio o alunno, nipote, utente, preda e solo a partire da questo ruolo viene compiaciuto, mal sopportato, e visto come faticoso, tremendo, tenero, grazioso, desiderato.

[…] L’operatività artistica invece è in grado di cogliere, descrivere e restituire un’immagine di infanzia differente, garantendone la ricchezza, l’ambivalenza, la potenzialità perturbante e trasformativa che essa custodisce e celebra, e in questo modo può restituire all’infanzia la giusta dignità. E per valorizzare le parti latenti, nascoste, operanti ma poco riconoscibili dell’infanzia ci sono in soccorso gli artisti, perché l’arte è «ribellione al proprio tempo e proposta di altri sguardi sul mondo» (Lorenzoni, I bambini pensano grande, p.53).”
Francesca Antonacci in Antonacci F., Rossoni E. (a cura di) (2016), Intrecci d’infanzia, FrancoAngeli, pp.10-12.

No Ball Games, 2009

Girl with red balloon, 2004


Jack & Jill, 2005
Fino al 14/04/2019
Mudec - Museo delle Culture
via Tortona 56, Milano

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