Le domande dei bambini
A Palazzo Lanfranchi, insieme ai
grandi eventi che hanno aperto Matera Capitale Europea della Cultura, quasi in
sordina, in un corridoio al secondo piano, si vede la mostra Ingrandimenti. Piccoli ma preziosi.
La mostra espone le serigrafie
realizzate dai bambini delle scuole primarie di Matera in laboratori tenuti al
Museo di Palazzo Lanfranchi, a partire dalla riflessione su chi siamo noi e
sulle diversità che ci rendono unici.
Per rispondere alle domande “Perché
io sono io e non sono te?” e “Perché siamo tutti diversi?” i bambini hanno
guardato a loro stessi come persone con pensieri e volti differenti. Hanno dapprima
disegnato l’autoritratto, ritagliato e poi stampato in serigrafia e quindi scritto
i pensieri che li differenziano nella loro anima e nella ricerca di risposte
alla vita.
Come i filosofi e i poeti, i bambini
scoprono la realtà e le danno significati con domande. Lo fa il bambino
piccolo a tre anni quando scopre una foglia, una pentola, una campana (che cos'è?);
lo fa a sei, sette, otto anni nella curiosità scientifica e spirituale che gli
appartiene in quanto puer ludens: “Perché quando chiudo gli occhi vedo delle
immagini?” “Cosa vince chi ha vinto la guerra?” “Chi ha costruito il cielo?”.
Il bambino vede e disegna la propria
unicità ma vede e disegna anche la sua domanda che, assemblate su un doppio
filare alle pareti del Museo, sventolano come bandiere tibetane invocando la
risposta dai cieli.
Rispondere ai bambini vuol dire far
scendere le nostre parole dall'olimpo, compito non facile proprio perché la
domanda è domanda di vita.
Rispondere ai bambini, lo si deve fare
utilizzando un linguaggio comprensibile, “usando esempi tratti dalla realtà o
rubati dall'immaginazione e soprattutto dimostrare che tutto si supera con il
sorriso del rispetto. E che grazie all'assurdo siamo tutti apprendisti
stregoni” (Tomi Unger, 2017).
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