Le Grand Bal



La danza non è solo l’arte che attraversa il movimento
consente all’anima umana di esprimersi,
è anche il fondamento di una concezione più sciolta,
armoniosa, naturale della vita.
Isadora Duncan


Il film-documentario Le Grand Bal, di Laetitia Carton, fa bene al cuore e all'anima.
La regista francese ci accompagna delicatamente e poeticamente all’incontro con migliaia di persone di ogni età e provenienti da ogni parte del mondo che, tutte le estati, si ritrovano nel piccolo paese di Gennetines, semplicemente per ballare.
E semplicemente viene voglia di essere lì, immersi in quella comunità danzante e pulsante che ondeggia sulle note di musiche tradizionali suonate dal vivo. Viene voglia di provare la libertà e l’estasi che si percepiscono danzando, di sperimentare il proprio corpo e i suoi limiti, la fatica di provare e riprovare, gioire e arrabbiarsi, sentire la vibrazione di essere scelti o di scegliere e poi arrestare il tempo e sostare nell’attimo in cui due corpi, due cuori, due menti, due anime, si sfiorano. Si toccano.
La danza è uno spazio e tempo di condivisione e inclusione sociale, tutti possono partecipare con le loro possibilità e abilità. La danza è un microcosmo, è metafora della vita. La danza può essere, come suggeriva Isadora Duncan all’inizio del Novecento, “un progetto di riforma globale della vita” (Zagatti, 2012, p.44), per riscoprire un rinnovato senso comunitario e legame collettivo, per riconnetterci al ritmo naturale del mondo.


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