We the Animals



We the Animals è il titolo originale del film del regista statunitense Jeremiah Zagar, malamente italianizzato in Quando eravamo fratelli. C’è una differenza, non sottile, nell’attribuzione dei due titoli perché ognuno può esprimere, a mio parere, uno sguardo diverso sul film.
Quello che a noi interessa è lo sguardo del bambino, di Jonah, i cui profondi e insondabili occhi blu vengono inquadrati costantemente e a distanza ravvicinata per farci intuire i suoi pensieri, il suo modo di sentire e percepire, le sue rêverie tradotte dal regista in immagini oniriche.
Immagini di infanzia, di crescita e individuazione, autorealizzazione e frustrazione, spensieratezza e sofferenza, scorribande e pericoli, sogni e fughe, nascondimenti e condivisione, istintualità e aggressività, fiducia e tradimenti.
Manny, Joel e Jonah costituiscono un piccolo branco, sono tre fratelli, di origini portoricane e americane, che vivono in una zona rurale degli Stati Uniti in una famiglia con poche risorse economiche e educative. Un branco senza un capo, senza riferimenti genitoriali di cui fidarsi e a cui affidarsi e incapaci di accogliere i cambiamenti imprevedibili legati alla crescita di ognuno, in particolare di Jonah. Il bambino trova, nel suo rifugio segreto sotto il letto, la possibilità di esprimere la sua personalità e identità sessuale attraverso l'arte del disegno. Finché verrà scoperto. 



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