Educare alla ricerca inquieta e impaziente del sapere
“Parlare
della realtà come qualcosa di fermo, statico, suddiviso e disciplinato, o
addirittura dissertare su argomenti completamente estranei all’esperienza
esistenziale degli educandi, è sempre stata la suprema inquietudine di questa
educazione. L’educatore è l’agente indiscutibile, il soggetto reale, il cui
compito sacro è “riempire” gli educandi con i contenuti della sua narrazione.
Contenuti che sono dei veri e propri ritagli della realtà, sconnessi rispetto
all’insieme da cui hanno origine, e in cui troverebbero significato. La parola,
in queste dissertazioni, si svuota della dimensione concreta che dovrebbe avere,
o si trasforma in bla-bla-bla, in verbosità alienata e alienante.
[…] Educatore e educandi si confinano nell’archivio perché, in questa visione deformata dell’educazione, non esiste creatività, non esiste trasformazione, non esiste sapere. Il sapere esiste solo nell’invenzione, nella re-invenzione, nella ricerca inquieta, impaziente, permanente che gli uomini fanno nel mondo col mondo e con gli altri”.
[…] Educatore e educandi si confinano nell’archivio perché, in questa visione deformata dell’educazione, non esiste creatività, non esiste trasformazione, non esiste sapere. Il sapere esiste solo nell’invenzione, nella re-invenzione, nella ricerca inquieta, impaziente, permanente che gli uomini fanno nel mondo col mondo e con gli altri”.
P.
Freire (1968), La pedagogia degli oppressi, Edizioni Gruppo Abele,
Torino, 2011, pp.57-58
Eva Kotatkova
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André Henri Dargelas,
Le tour du monde
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Andrè Henri Dargelas,
Il maestro addormentato
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Albert Anker, Scuola d'infanzia sul ponte Kirchenfeld, 1900 |
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