Giocare con le disabilità al tempo del Coronavirus. Le iniziative dell’associazione L’abilità Onlus.


Il gioco, scrive il filosofo Bernard Suits, è il tentativo volontario di superare ostacoli non necessari.
Il gioco consente, all’interno del suo cerchio magico, di uno spazio e un tempo delimitati dalla quotidianità ma inseriti nel fluire della vita, di affrontare ostacoli, difficoltà, limiti che decidiamo di sfidare liberamente e volontariamente per il piacere di farlo, per metterci alla prova, per sperimentarci, per percepire le nostre possibilità e le nostre forze.
Ma quando gli ostacoli e i limiti sono necessariamente e costantemente presenti nella quotidianità, quando sono costitutivi della vita e dell’esistenza, che senso ha giocare? Che senso potrebbe avere immergersi in un’esperienza che, ancora una volta, richiede lo sforzo di provare, riprovare, sbagliare e forse riuscire? (Mi interrogo provando a inscenare il poco efficace tentativo di mettermi nei panni di un genitore di un bambino con disabilità).
Che senso ha giocare se questi ostacoli e limiti aumentano in questo periodo di complessità e isolamento, in cui sono scomparse tutte le rassicuranti routine? Come può un bambino con disabilità intellettiva aver desiderio di giocare se è sofferente perché improvvisamente gettato in una situazione difficilmente accettabile e comprensibile? Perché un bambino con autismo dovrebbe aver voglia di giocare quando si sentirebbe più protetto nel perpetuarsi di un gesto stereotipato e infinitamente reiterato? Perché un bambino con tetraparesi spastica dovrebbe sforzarsi di superare ostacoli non necessari quando, in ogni istante, deve impegnarsi per controllare il suo corpo che faticosamente riesce ad afferrare un gioco? Perché un bambino non vedente dovrebbe sperimentarsi nel gioco quando trascorre le giornate a superare ostacoli in un mondo o in una casa che non sono strutturati per la disabilità sensoriale?
Perché il gioco è vita. Il gioco è desiderio insito in ogni bambino oltre la sua disabilità lieve, media, grave o gravissima. (Così mi ha insegnato ogni bambino con cui, nel corso degli ultimi dieci anni, ho provato a giocare).
Il gioco è una zona protetta, è una zona magica, dice Huizinga, dove regna la libertà di partecipare solo per il gusto di divertirsi e di provare piacere, dove regna la libertà di esplorare ed esserci per come si è e per quello che si è capaci o non capaci di fare. Provo, riprovo, magari sbaglio, poi riesco. E mi sento più forte, mi sento capace, sono, prima di tutto, un bambino che gioca come tutti gli altri bambini. Un bambino che gode di un’esperienza vitale e fondamentale che deve essere garantita a tutti.
Per questo, l’associazione l’abilità Onlus, da oltre vent'anni impegnata nell'ambito del gioco, dell’infanzia e della disabilità, ha deciso di continuare a promuovere e garantire il diritto al gioco per tutti i bambini anche in questo periodo di grande complessità.
É così iniziata, per i bambini che frequentano l’associazione, la distribuzione di una scatola di giochi adeguati alle possibilità di ciascun bambino, la RIGHT BOX e l’invio ai genitori di un manuale di giochi personalizzato. Un manuale che non propone solo giochi e attività ma vengono forniti suggerimenti e indicazioni su come stimolare e organizzare l’ambiente di gioco, dato che in un bambino con disabilità il gioco non si sviluppa con la stessa urgenza e naturalezza come in un percorso di sviluppo tipico. Il gioco necessita di essere strutturato nei suoi tempi, spazi, corpi, materiali e attività. Proviamo, quindi, ad indicare come potrebbe essere organizzato lo spazio a casa, come preparare i bambini all'esperienza di gioco che vivranno attraverso strumenti di comunicazione alternativi al linguaggio verbale, proviamo a suggerire giochi che potrebbero essere costruiti facilmente anche con materiali di riciclo. Ad esempio, i birilli per giocare a bowling potrebbero essere preparati con delle bottigliette di plastica riempite con materiale vario che genera rumore quando vengono fatte cadere: il rinforzo sonoro permette al bambino di meglio comprendere l’effetto provocato dal lancio della sua palla.
Mandiamo anche del materiale pronto per essere stampato, come la tombola degli animali o il gioco delle caramelle; ma per chi non ha a disposizione la stampante questi giochi si possono preparare disegnando o ritagliando immagini da riviste o vecchi libri.

L'Associazione L'abilità Onlus -@Simona Brusa


Oppure si possono trasformare le faccende domestiche in gioco: si può far finta di essere un cuoco e preparare una torta o la pizza (nel manuale ci sono ricette scritte con un linguaggio semplificato e accompagnate da immagini), si può far finta di essere un cameriere e apparecchiare e sparecchiare la tavola (magari con una tovaglietta che aiuta il bambino a capire visivamente dove mettere i vari utensili), si può far finta di essere la mamma e aiutarla a mettere i panni in lavatrice o stendere.
Per i giochi di stimolazione sensoriale si possono utilizzare tessuti e stoffe differenti, materiali di diverse consistenze, ma anche cascate di farina gialla sulle braccia, sulle gambe o sui piedi che provocano la sensazione di una piacevole carezza sulla pelle.
Si possono cantare le canzoncine preferite dai bambini, seduti su un cuscino in un angolo tranquillo e poco distraente della casa.
E di seguito tanti altri giochi. Il manuale è un libro aperto che si potrà continuare ad arricchire e ampliare con l’immaginazione dei genitori e dei bambini.
Si può giocare davvero con poco. Ciò che occorre è il desiderio. Il desiderio, forse a volte sopito, degli adulti di rimettersi in gioco per incontrare il desiderio del bambino, quel sentimento di ricerca appassionata della gioia. Grazie alla predisposizione di un ambiente di gioco strutturato e facilitante, il bambino si può abbandonare al piacere, al di là degli ostacoli della sua quotidianità e disabilità, e nella dimensione del piacere può giocare i suoi limiti riscoprendo le sue possibilità e le sue forze, sviluppando benessere per affrontare situazioni e momenti difficili, come quello attuale. Il gioco ci restituisce trasformati e rigenerati alla realtà. Solo per questo vale la pena provare e continuare a giocare.

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