Non ci resta che vincere

 


Campeones (malamente tradotto in italiano Non ci resta che vincere) è un film del 2018 del regista spagnolo Javier Fesser. È un film divertente che sa accostarsi senza ipocrisia, con leggerezza e profondità, alle tematiche della diversità e della disabilità. 

La storia inizia presentandoci il suo protagonista, Marco Montes, una persona burbera e litigiosa e allenatore professionista di basket. A causa di un furioso alterco avvenuto in campo Marco viene allontanato dalla sua squadra e, trovato in stato di ebbrezza al volante, deve scontare la pena svolgendo un lavoro socialmente utile. Per ordine del giudice dovrà allenare una squadra composta da persone con disabilità intellettiva.

Così avviene l’incontro con la diversità, propria e altrui. Un incontro trasformativo che si realizza nel gioco e attraverso il gioco della pallacanestro scardina le gabbie classificatorie che imprigionano le persone con disabilità dentro uno stereotipo, paraocchi che impediscono di vedere l'unicità di ciascuno (all’inizio del film viene proposto il solito elenco di parole denigranti e purtroppo ancora in uso come "subnormali, mongoloidi, ritardati mentali").

Ogni giocatore è una persona al di là della sua disabilità, con la sua storia, le sue peculiarità, i suoi interessi e passioni, le sue paure e fragilità proprio come Marco.

Juanma ha paura dell’acqua e per questo non si lava ma ricerca continuamente l’abbraccio, Marín è ipocondriaco e crede di avere sempre qualche malanno, Benito tira solo la palla all’indietro, Jesús è "rimasto all'infanzia", ha un gruppo musicale e suona ogni domenica, Sergio ogni tanto si isola e si perde a fissare un punto del soffitto. Marco ha paura dell’ascensore, è troppo basso per giocare a basket e bloccato emotivamente.

Ognuno gioca la propria partita insieme agli altri e vincere, forse, non significa arrivare primi, ma partecipare, ciascuno con le proprie capacità, peculiarità e disabilità, alla partita della vita.



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