"Ammira subito, capirai dopo"

 

Robert Capa, Bambini che giocano nella neve, Hankou, Cina, marzo 1938.

Negli ultimissimi giorni di un anno complesso e difficile, immersi nel silenzio che la neve ha posato sul mondo, ci dedichiamo alla contemplazione di alcuni haiku, brevi componimenti poetici giapponesi che, come suggerisce Antonacci, cantano le più piccole, minute e semplici cose, colgono con stupore gli eventi nel loro darsi, indicano una via profonda di contatto con il reale dove l’elemento umano si fa marginale per dedicarsi con dedizione al mondo.

Vi proponiamo alcuni “piccoli scrigni di parole scelte con cura parsimoniosa ed elegante” che racchiudono il mistero dell’infanzia.

 

Nei campi di neve

verdissimo il verde
delle erbe nuove
Konishi Raizan (1653-1716)


La neve si scioglie:

nel villaggio frotte
di bambini
Kobayashi Issa (1763-1828)

 

Candidamente sta

sulla bianca peonia
una formica di montagna
Yosa Buson (1715-1783)

 

Tendi la mano,

ed eccola subito imprigionata:
una farfalla d’autunno
Takahama Kyoshi (1874-1959)

 

Sul palmo della mano

rosseggia, rutilante
nella sua pienezza,
un cachi
Santōka (1882-1940)

 

«Ho visto il fondale dell’acqua

e rieccomi qua»,
sembra dire il musetto
di un anatroccolo
Naito Jōsō (1662-1704)

 

Un bel dì di primavera –

in giardino, alcuni passeri
s’immergono nella sabbia
Uejima Onitsura (1661-1738)

 

Lucciole,

dalla gabbia
una ad una
trasmutano in stelle
Ogiwara Seisensui (1884-1976)

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