E tutte vissero felici e contente

E. Dante (2020), E tutte vissero felici e contente, La nave di Teseo, Milano.

In questo tempo di cinema e teatri chiusi, in questo tempo segnato dalla mancanza di esperienze condivise, comunitarie e trasformative ho avuto la fortuna di ricevere in dono un libro che mi ha regalato la possibilità di assistere e partecipare nuovamente a uno spettacolo.

E tutte vissero felici e contente è la trasposizione di quattro spettacoli, quattro favole risituate da Emma Dante nel mondo contemporaneo, in un libro che è uno scrigno che racchiude la magia del teatro. La magia che, negli spettacoli della regista palermitana, non fa mai accadere quello che tutti si aspettano.
Le illustrazioni di Maria Cristina Costa disegnano una scenografia corale ed essenziale, mettono in scena personaggi bizzarri, feriti, ambivalenti che presentano i tratti degli attori degli spettacoli e dei film di Emma Dante, mantenendo una vicendevole e ininterrotta ispirazione tra scrittura e messa in scena.
La musicalità della lingua dialettale e arcaica dei protagonisti definisce e amplifica il palcoscenico dell’immaginazione così anche la vibrazione del linguaggio corporeo. Pare di percepire, come in teatro, il silenzio carico di tensione, il respiro ansante dei corpi istintuali e animaleschi, lo scambio di sudore, saliva e lacrime nella colluttazione violenta tra Anastasia e Genoveffa, il battere dei tacchi, il tango ballato da Cenerentola e il principe che invade la sala.
E tutte vissero felici e contente è un libro necessario, come il teatro. È un libro che, come mi ha fatto notare un amico, ha l’odore intenso e lontano delle riviste a fumetti, ha l’odore della nostalgia. La nostalgia di un rito, la nostalgia del teatro.

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