Il raffreddore di Amos Perbacco

 

Erin e Philip Stead, Il raffreddore di Amos Perbacco, Babalibri, 2011

“Amos Perbacco era un tipo mattiniero. Tutti i giorni, quando la sveglia suonava, lui dondolava le gambe fuori dal letto e indossava l’uniforme appena stirata al posto del pigiama”.
Inizia così il libro di Erin e Philip Stead, Il raffreddore di Amos Perbacco (edito da Babalibri), che ci ha incantati con la sua storia gentile ed emozionante e le sue immagini tenue e delicate tratteggiate a matita.
Amos Perbacco è un simpatico vecchietto che, ogni giorno prima di iniziare il lavoro in uno zoo, passa a salutare i suoi amici animali a cui dedica tempo e attenzione, ognuno in modo differente a seconda delle proprie peculiarità. Gioca a scacchi con l’elefante, allena la tartaruga a fare gare di corsa, siede in silenzio accanto al timido pinguino, presta il fazzoletto al rinoceronte che è sempre raffreddato e al tramonto legge una storia al gufo che ha paura del buio.


Un giorno, però, Amos si ammala e non riesce ad andare a lavorare. Gli animali preoccupati si organizzano e lo vanno a trovare.


Amos Perbacco è un adulto, una persona anziana che, nonostante la sua età anagrafica, ha custodito dentro di sé alcune caratteristiche del puer. Come i bambini è solidale con il mondo, parla con gli oggetti - ogni mattina ringrazia la zuccheriera dicendo: “Un cucchiaino per i miei fiocchi d’avena, per favore, e due per il mio tè”, gioca con gli animali e si prende cura di loro sostando in attimi sottratti alla temporalità, indossa ciabatte con la faccia di coniglio, dondola le gambe fuori dal letto oscillando tra il mondo reale e il regno dell’immaginazione. 
Ogni pagina del libro è poetica, ogni disegno è un gesto di cura nei confronti degli altri, delle cose e del mondo.

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