Petite Maman


Petite Maman è l’ultimo film della regista francese Céline Sciamma, da poco uscito nelle sale cinematografiche.
È un piccolo capolavoro urgente e necessario, è una storia breve ma intensa e preziosa, ancor di più in questo particolare momento storico segnato tragicamente dalla morte e dalla reclusione forzata a cui sono stati sottoposti i bambini, che ne ha determinato la loro invisibilità.
Nelly è una bambina di 8 anni che ha perso la nonna. Nei giorni immediatamente successivi la sua dipartita, la bambina si reca insieme ai genitori nella casa d’infanzia della mamma per recuperare i ricordi e svuotarla. Nelly inizia a esplorare la casa e il bosco che la circonda, cercando risposte alle grandi domande legate alla perdita e al distacco, domande da cui gli adulti sembrano fuggire. Nel bosco farà un incontro inatteso, stringerà amicizia con una bambina che ha lo stesso nome di sua mamma, Marion.
Céline Sciamma ha la grande capacità di raccontare l’infanzia e rivolgersi all’infanzia. Il film è girato ad altezza di bambino, guardiamo, sentiamo, percepiamo ciò che Nelly vede, sente, annusa, tocca e assaggia. Attraverso il suo sguardo poetico e immaginativo abbiamo la possibilità di “diventare come dei bambini” (Antonacci, 2019, p.65), di recuperare, ricordare, riattivare un modo differente di fare esperienza, di posizionarci nel mondo, di parlare il linguaggio dell’infanzia.
La facoltà poetica e la capacità immaginativa di Céline Sciamma creano immagini che aprono nuove possibilità, nuove direzioni, nuovi ricominciamenti, oltre la finitudine e la morte, verso la speranza (ivi).
Il nostro invito è allora quello di lasciarsi abbracciare dalle immagini di infanzia di questo film.
 
Antonacci F. (2019), Il cerchio magico. Infanzia, poetica e gioco come ghirlande dell’educazione, Franco Angeli, Milano.



Commenti