TOYS. Storie di bambole, soldatini & Co.
“Quante
storie per un giocattolo!” (Williams, p.8).
Quante volte abbiamo sentito brontolare adulti infastiditi nei confronti di un bambino letteralmente disperato per lo smarrimento, la perdita o la rottura del suo gioco preferito.
Così risponde il Bambino protagonista del racconto Il Coniglietto di velluto di Margery Williams contenuto nel libro curato da Christian De Lorenzo, TOYS. Storie di bambole, soldatini & Co., pubblicato recentemente da Einaudi.
Il
testo è un’antologia di racconti di grandi scrittori come Hans Christian
Andersen, Agatha Christie, Luigi Pirandello, A. S. Byatt, Nathaniel Hawthorne,
Edith Nesbit, Katherine Mansfield, Charles Baudelaire e tanti altri.
Ogni racconto fa riassaporare il gusto dell’infanzia, immerge il lettore, grande o piccolo, nel tempo sospeso del gioco, in quella beata solitudine in cui il bambino fa dialogare e dialoga con bambole, pupazzi di pezza, soldatini di legno o di piombo che combattono nei campi dell’immaginazione e diventano “i veri protagonisti nell’enorme dramma della vita” (Baudelaire, p.275).
Ogni volta rimaniamo stupefatti e affascinati dalla capacità dei bambini di donare e “vedere l’anima” (ivi, p.279) dei loro giocattoli, capacità che hanno mantenuto viva anche alcuni adulti protagonisti dei racconti come il signor Pulcker, l’esperto dottore delle bambole, Fliss la “strana” (Byatt, p.256) insegnante che vive sola con più di cento bambole, la mamma di Viola e Papavero che coglie e osserva incantata la serietà con cui i suoi figli sono impegnati a dare vita alla loro sorellina di neve.
“E, a dire il vero, se mai si potessero fare dei miracoli, sarebbe mettendosi duramente al lavoro, con lo stesso spirito semplice e incorrotto dal dubbio con cui Viola e Papavero si stavano impegnando a compierne uno, senza nemmeno sospettare che si trattasse di un miracolo” (Hawthorne, p.18).
Ogni racconto fa riassaporare il gusto dell’infanzia, immerge il lettore, grande o piccolo, nel tempo sospeso del gioco, in quella beata solitudine in cui il bambino fa dialogare e dialoga con bambole, pupazzi di pezza, soldatini di legno o di piombo che combattono nei campi dell’immaginazione e diventano “i veri protagonisti nell’enorme dramma della vita” (Baudelaire, p.275).
Ogni volta rimaniamo stupefatti e affascinati dalla capacità dei bambini di donare e “vedere l’anima” (ivi, p.279) dei loro giocattoli, capacità che hanno mantenuto viva anche alcuni adulti protagonisti dei racconti come il signor Pulcker, l’esperto dottore delle bambole, Fliss la “strana” (Byatt, p.256) insegnante che vive sola con più di cento bambole, la mamma di Viola e Papavero che coglie e osserva incantata la serietà con cui i suoi figli sono impegnati a dare vita alla loro sorellina di neve.
“E, a dire il vero, se mai si potessero fare dei miracoli, sarebbe mettendosi duramente al lavoro, con lo stesso spirito semplice e incorrotto dal dubbio con cui Viola e Papavero si stavano impegnando a compierne uno, senza nemmeno sospettare che si trattasse di un miracolo” (Hawthorne, p.18).
Commenti
Posta un commento