REAME DI PIAZZA


      Aisato L. 2020. Vita. Uno spettacolo straordinario. Rizzoli, Milano.

Mi avvio frettolosamente verso casa, in un tiepido pomeriggio di fine febbraio. È una Bologna illuminata da una luce rosea che si riflette sui muri color mattone e lascia intravedere sullo sfondo quei colli cullanti. Attraverso ritmicamente le vie di sempre e concentrata sulla mia stanchezza, presto poca attenzione a chi mi passa accanto, fino al momento in cui mi trovo finalmente in Piazza San Francesco, a pochi passi da casa. Un urlo selvaggio mi risveglia da quel torpore: << DOBBIAMO COMBATTERE! ANDIAMO! >>

La piazza della Chiesa è gremita da una folla di bambini e famiglie di ritorno da scuola. Mi siedo sul muretto e osservo quei corpi energici impiastricciati di polvere riprendersi la strada e giocare.

Quel luogo sacro si fa iniziazione di momenti topici e vitali. Si trasforma ora in campo da calcio, ora in campo da rugby, da basket e volano palloni come bombe. È una lotta travolgente, occorre prestare la massima attenzione e avere tutti i sensi in allerta.

<< Io sono il Dio Tassus! Ascoltatemi. Lui è il mio consigliere!>> esordisce al centro del campo di battaglia un bambino di circa unidici anni travestito con un cappello antipioggia, occhiali da sole a forma di cuore e un pallone da rugby stretto tra le mani che scaglia contro chi intralcia le sue vie. Improvvisamente il cemento diventa regno, la Chiesa castello, l’amico il consigliere, gli altri bambini i seguaci del Re Tassus. Un gruppo di tre bambine si avvicina all’appena proclamato Re con coraggio e inizia una corsa di inseguimento e fuga interminabile, fino al momento in cui una delle tre, agguerrita, riesce ad agguantare il consigliere e lo informa di aver trovato una regina per quel Regno appena costituitosi. << Abbiamo la regina, vuole sposare Tassus! >> e come in una cerimonia di incoronazione fanno spazio alla giovane sposa acconciata con un diadema luccicante sulla chioma bruna e riccia.

Appoggiato al portone di ingresso della Chiesa un bambino gusta il suo gelato grondante di crema, mentre scatenato è intento a parare cannonate di palloni e affrontare le parole del padre che lo incalza a rientrare a casa. Ma la propulsione sotto i piedi per quel gioco folle, lo tiene ancorato a quella terra che lo richiama a sé.

Scosto di un poco lo sguardo e vedo sedersi accanto a me due ragazze, probabilmente amiche che iniziano a sussurrarsi interminabili esperienze adolescenziali fino al calar del sole quando a poco a poco i bambini lasciano il posto all’arrivo dei più grandi.

Mi sento zampillare melodicamente di entusiasmo, totalmente immersa in quelle scorrerie barbaresche che bruciano di vitalità. Osservo quelle generazioni in dialogo, a confronto che tessono fili di Storie, compenetrandosi.

Fluttuo in quei travestimenti, in quella tensione intraprendente che spinge a riprendersi gli spazi della strada in cui essere Tutto, in cui, ogni giorno, vi è una mescolanza permeabile, nuova e senza confini, in cui, solo il Dio Gioco comanda.


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