ALLA RINCORSA DEL CIELO
Podgorica, 8 aprile 2022
A mano a
mano ti accorgi che il vento
Ti soffia sul viso e ti ruba un sorriso.
[…]
Passeggiamo senza alcuna
particolare meta, in un tiepido pomeriggio di inizio aprile, tra le vie
brulicanti della città di Podgorica. Ci portiamo addosso, negli occhi e nei
passi i 726 km percorsi nei giorni precedenti, i sussurri, le linee dei volti
che abbiamo riabbracciato e agognato di vedere così intensamente dopo tutto questo
tempo sospeso.
Ci
limitiamo a rilassare il nostro cammino, per lasciar sedimentare nella memoria ogni
intreccio di percorso vissuto. Inspiro profondamente e una folata di ricordi si
insinua nel mio corpo. Guardo la mia compagna di avventure e basta un cenno per
comprendersi. Quell’inconfondibile profumo di sagra ci inebria e sappiamo per
certo che significa una sola cosa: le giostre sono arrivate in città!
Miriadi
di luci danzano all’unisono con la musica, su quel tramonto montenegrino, giganteschi
stecchi di zucchero filato di tutti i colori appaiono magicamente dal fondo di
un barile di metallo, i venditori di pop-corn contribuiscono a rendere l’atmosfera
scoppiettante ed effervescente, le urla elettrizzate sono lo sfondo innegabile
del divertimento.
Mi
fermo estasiata di fronte ai dischi volanti, con il cuore palpitante e quel ritmante
bum…bum…bum che riecheggia in ogni mia particella. La spinta è troppo forte, vogliamo
divertirci anche noi.
Pochi minuti e abbiamo i nostri due biglietti sgargianti in mano.
A
pochi passi da noi c’è una ragazzina, di non più di undici anni, dagli occhi
intraprendenti, ma dai gesti pacati. L’avevo notata poco prima, con la
sigaretta in bocca, accovacciata di fronte alla giostra con lo sguardo rivolto verso
tutti quei dischi in cielo. I suoi vestiti sono logori, ma lei nella sua
magliettina leggera e nelle sue scarpe decisamente troppo grandi per lei,
sembra non percepire le temperature che si abbassano con il calar del sole, o
forse non può permettersi di pensare anche a quello. Ci fa intendere di volere
qualche spicciolo per poter comprare un biglietto. La raggiungono altri bambini, più piccoli di lei,
ma con lo stesso sguardo sognante.
Compriamo
due biglietti in più e la ragazza sfreccia immediatamente verso l’amica, che la
aspetta trepidante di fronte alla giostra. Fanno i salti mortali e a spintoni
con i maschi pur di accaparrarsi agguerrite l’ultimo posto rimasto.
In
quanto a noi, il nostro turno può aspettare, non vogliamo perderci nemmeno un minuto
di quel loro entusiasmo. Ci accomodiamo nell’erba accanto ad un altro bambino, di
circa sette anni, che scalzo va in cerca anche lui di qualcuno che gli regali
quella magia, mentre con la bocca aperta invidia da impazzire gli amici.
Insieme,
silenziosamente, attendiamo che il viaggio abbia inizio.
I
dischi si alzano, la musica si scalda e gli ultimi raggi di luce si infrangono
tra gli incroci di quei macchinari speciali. Le vediamo passare, ci salutano in
un battibaleno, con entrambe le mani e più i dischi si alzano più le loro urla
di agitazione e adrenalina si fanno intense. Ripassano, ci ringraziano con un “Thank
you” e di nuovo, ad ogni giro un sorriso, un urlo, un saluto. Più libere che
mai, con i capelli corvini al vento che toccano delicate il cielo. Lassù
almeno, hanno solo il gioco da inseguire.
Al loro ultimo giro ci accostiamo alla ringhiera che ci separa da loro e allungando le mani aspettiamo che passino per quel cinque schiacciato fortissimo. Urlano nuovamente gasate più che mai “Hvalaaaa”, “grazie” in montenegrino, per poi invitarci al prossimo giro con loro.
Non
dimenticherò mai come, il mio appassionato compagno di vita, Gioco, senza
confini e senza lingua mi abbia regalato quell’incontro così inaspettato e quei
sorrisi condivisi con la sola potenza di quella magica adrenalina che tanto lo
rende così speciale.
Casualmente
era l’8 aprile. Giornata internazionale dei Rom, Sinti e Caminanti.
E a mano a
mano vedrai che nel tempo
Lì sopra il suo viso lo stesso sorriso.
[…]
Rino Gaetano.
A mano a mano
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