PLAY di Liv Bugge

 

                                                              

                                                               Liv Bugge, PLAY, 2019

Vi proponiamo un’altra videoinstallazione che abbiamo avuto la possibilità di scoprire in occasione della 59. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia e che testimonia la forza tremendamente potente del gioco che, come suggerisce Brown, agisce ovunque in natura (2013). Medico e psichiatra americano, Brown ha trascorso la sua carriera a studiare il gioco, a interrogarsi sul perché giochiamo e perché non possiamo farne a meno. Per rispondere a tali domande ha iniziato la sua ricerca dal funzionamento del gioco nelle altre specie animali ed è emerso che il gioco nel regno animale è incredibilmente intenso, non solo tra i mammiferi sociali e tra gli uccelli più intelligenti. “I corvi sono stati visti scivolare giù da una discesa innevata sulle loro schiene, e volare verso la cima per scivolare di nuovo. I bisonti corrono spesso sui laghi ghiacciati per scivolare sulle zampe muggendo gioiosamente. Gli ippopotami nell’acqua continuano a rigirarsi sulla schiena” (p.32). 
Perché gli animali, che spesso vivono in ambienti ardui e devono lottare per la sopravvivenza, dovrebbero sprecare il loro tempo in un’attività improduttiva come il gioco?
Il gioco allena e contribuisce a sviluppare abilità che saranno utili in futuro. Quando, ad esempio, gli animali giocano ad azzuffarsi si stanno esercitando a lottare o a cacciare, a conoscere il loro ambiente e le regole da rispettare con amici e nemici, a esplorare e adattarsi a un pianeta in evoluzione.
Gli animali giocano anche per il solo piacere di giocare ma secondo le ricerche di Brown la dimensione afinalistica, improduttiva e inutile del gioco non può prescindere dalla sua funzione di utilità.
Vi lasciamo alla lettura del libro di Brown e alla visione di alcuni brevi spezzoni della videoinstallazione dell'artista Liv Bugge.

“La videoinstallazione intitolata PLAY (2019) presenta filmati in 16 mm che ritraggono un branco di husky siberiani. Le immagini sono mostrate su cucce di legno dotate di proiettori. Le riprese sono state effettuate in un campo scandinavo innevato con l’aiuto di familiari dell’artista. Rappresentata nella sua quotidianità e senza alcuna enfasi, la vita di questi husky suggerisce un modello di sopravvivenza diverso da quello dell’aggressione e della forza; un tacito rapporto di collaborazione tra umani e animali diventa il contenuto determinante e la composizione dell’opera”. Madeline Weisburg




Per approfondire

Brown S. (2013), Gioca! Come il gioco può formare la mente, aprire l’immaginazione e costruire la felicità (2009), Lit Edizioni, Roma.


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