NASCONDINO D'AUTUNNO

Anne Passchier 

Autunno e rincorse.

«Cinque, sei, sette»

Un bambino conta accovacciato al grande albero del giardino pubblico del quartiere. Sui capelli corvini cadono lente foglie di un color zucca e rosso fuoco, mentre un gruppo attorno a lui si sparpaglia correndo silenziosamente al riparo.

«Nove, dieci»

Puff. Spariti.

«Vengo a prendervi!!!» urla agguerrito il cercatore.

Cala il silenzio per qualche secondo, in sottofondo lo scricchiolio di qualcosa che sembra strisciare accanto al mucchio di foglie sparpagliate a terra. Improvvisamente un grido adrenalinico si propaga e dal cumulo sibilante appare saltellante la più piccola degli amici. Contemporaneamente tutti sbucano allo scoperto e inizia la forsennata rincorsa alla tana.

Se si abbassasse per qualche secondo il suono del mondo, foglie e bambini sembrerebbero danzare all’unisono, fusione cosmica di Gioco e Natura, poliedrica e volteggiante. Autunnale affresco in movimento.

Autunno e passaggio.

I bambini rotolano nella terra umida e morbida e sembrano anch’essi fare rifornimento per l’inverno, in quel serbatoio naturale di colori possono macchiarsi e impregnarsi trattenendo aromi di castagne arrostite tra le strade, assaporando grandi lecca lecca al gusto delle ultime feste di paese, accovacciarsi accanto ad enormi zucche, perfette per sussurrarsi segreti o nascondersi per poter raggiungere la tana più facilmente, rinfrescarsi con gocce di pozzanghere nelle quali sguazzare per incontrare altri mondi riflessi.

Autunno e ancora qualche ultimo spazio di libertà.

Il cercatore ne acchiappa qualcuno, saltellando su ceppi scivolosi e chi ha raggiunto imbavagliato da sciarpa e stivaletti le radici dell’albero maestro, esulta dondolante. Si guardano intorno per capire se hanno altro tempo per godersi gli ultimi raggi prima del tramonto.

Attesa.

 Niente genitori di vedetta, si può continuare con il prossimo volteggiante gioco d’autunno.


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