NASCONDINO D'AUTUNNO
Autunno e rincorse.
«Cinque, sei, sette»
Un bambino conta
accovacciato al grande albero del giardino pubblico del quartiere. Sui capelli
corvini cadono lente foglie di un color zucca e rosso fuoco, mentre un gruppo
attorno a lui si sparpaglia correndo silenziosamente al riparo.
«Nove, dieci»
Puff. Spariti.
«Vengo a prendervi!!!»
urla agguerrito il cercatore.
Cala il silenzio per qualche
secondo, in sottofondo lo scricchiolio di qualcosa che sembra strisciare
accanto al mucchio di foglie sparpagliate a terra. Improvvisamente un grido adrenalinico
si propaga e dal cumulo sibilante appare saltellante la più piccola degli amici.
Contemporaneamente tutti sbucano allo scoperto e inizia la forsennata rincorsa
alla tana.
Se si abbassasse per qualche
secondo il suono del mondo, foglie e bambini sembrerebbero danzare all’unisono,
fusione cosmica di Gioco e Natura, poliedrica e volteggiante. Autunnale affresco
in movimento.
Autunno e passaggio.
I bambini rotolano nella
terra umida e morbida e sembrano anch’essi fare rifornimento per l’inverno, in
quel serbatoio naturale di colori possono macchiarsi e impregnarsi trattenendo aromi
di castagne arrostite tra le strade, assaporando grandi lecca lecca al gusto
delle ultime feste di paese, accovacciarsi accanto ad enormi zucche, perfette
per sussurrarsi segreti o nascondersi per poter raggiungere la tana più
facilmente, rinfrescarsi con gocce di pozzanghere nelle quali sguazzare per
incontrare altri mondi riflessi.
Autunno e ancora qualche
ultimo spazio di libertà.
Il cercatore ne acchiappa
qualcuno, saltellando su ceppi scivolosi e chi ha raggiunto imbavagliato da
sciarpa e stivaletti le radici dell’albero maestro, esulta dondolante. Si
guardano intorno per capire se hanno altro tempo per godersi gli ultimi raggi
prima del tramonto.
Attesa.
Niente genitori di vedetta, si può continuare con il prossimo volteggiante gioco d’autunno.
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