Tangenziali - Camminare su un filo. Da Baggio a Rho Fiera a piedi con Georama Esplora

 

AVVERTENZA!
Il contenuto di questo post non è l’ennesimo elogio del camminare, non è un articolo sulla sbandierata giustizia climatica e neppure il manifesto di una setta di pellegrini urbani. Chi non si fermerà al titolo con un sorriso sarcastico, potrà leggere (tempo artificialmente stimato di lettura 4 minuti) alcune riflessioni e pensieri nati all’aria aperta e in movimento su un’esperienza di cammino che prova a ridisegnare la geografia dei luoghi che abitiamo e nuovi modi di stare ed esserci insieme nel mondo.


Di Milano mi piaceva quello che non piaceva a nessuno: il volto scontroso, a volte brutale, ma sempre sincero. Il modo in cui potevi ignorarla, mentre lei faceva altrettanto con te. L’assoluta solitudine che potevi provare a volte, e la vertigine che questo ti dava.

Giorgio Fontana, Salvi quasi per caso

 

Alla corsa preferisco la camminata. Alla maniacale autodisciplina del sottoporre il proprio fisico all’intenso esercizio della corsa misurando tempi, percorrenze, frequenza cardiaca preferisco il vagabondaggio in tempi dilatati e talvolta improvvisati, preferisco errare, etimologicamente vagare sbagliando, procedere per movimenti più o meno consapevoli.
Alla gara, alla performance, alla destinazione preferisco il processo di ricerca e di esplorazione, che non significa non avere una meta ma costruirla mentre si procede, significa concedersi la possibilità di deviare, inciampare, sbagliare strada e lasciarsi sorprendere da ciò e da chi si incontra sul cammino.
(Non nego che talvolta corro, sottopongo il mio corpo a una sofferenza “opzionale”, come la definisce lo scrittore e maratoneta Murakami, per eliminare le tossine dei pensieri grevi, tenere il mio corpo in allenamento e godere del cammino).
A volte avverto la necessità di procedere in solitaria per lasciare fluire le idee, sensazioni e intuizioni generate dai movimenti del corpo nello spazio.
Altre volte è, per me, indispensabile camminare in gruppo, insieme ad altri corpi, menti, cuori, sguardi che incontriamo per caso, ma forse mai a caso.



Per questo non posso fare a meno, periodicamente e compatibilmente con la frenesia della vita, di affidarmi alle esplorazioni guidate da Georama esplora, di cui più volte ho raccontato in questo blog. Carmelo Vanadia e Gianluca Migliavacca, i due interpreti ambientali, come direttori d’orchestra predispongono esperienze inedite e trasformative e dirigono l’orchestra di viandanti che, di volta in volta, vengono accolti e si rendono disponibili ad ascoltare e suonare un’altra musica. La musica del mondo, del silenzio, dell’acqua, dell’aria, della terra, delle nuvole, degli alberi, degli animali, delle rocce e dei sassi, dei sentieri, delle strade e dei territori che abitiamo.
Ieri abbiamo preso parte alla quinta tappa del cammino “Tangenziali. Camminare su un filo”, un percorso circolare che, come un filo sottile, disegna i confini invisibili di Milano. Ogni tappa è concatenata all’altra, così come la città si concatena con lo spazio circostante, con la natura e il mondo in un continuo movimento di trasformazione.



Girare intorno alla città, dice uno dei protagonisti di un racconto di Giorgio Fontana, è come «fare la barba a Milano» (2015, p. 29), è la necessità di perdersi poeticamente per sapere che la città fuori è diversa. Fare la barba a Milano è forse, anche, la necessità di sfoltire gli stereotipi che la etichettano e guardare il suo volto da differenti prospettive. Per gli esploratori di Georama camminare lungo i fili delle tangenziali non significa fuggire, girovagando in auto, da una città che per un gruppo di giovani amici, in un’estate "tremolante" degli anni novanta, poteva essere qualsiasi altra metropoli sulla terra, “eravamo ovunque e chiunque: non eravamo nessuno” (Ivi, p. 30). Decidere di camminare a piedi consente di scoprire l’identità dei luoghi che abitiamo, di costruire nuovi legami di senso tra le persone e le città, nuove forme di partecipazione e rigenerazione (Niessen, 2023), consente di ri-strutturare e dare una nuova forma ai luoghi che attraversiamo, offre il tempo di vederli, ascoltarli, toccarli, annusarli e non solamente calpestarli per raggiungere, alla velocità che la quotidianità ci impone, la nostra meta.



Viaggiare a piedi crea la possibilità di dare una nuova forma anche a noi stessi, ci rende concreti e vigili, e camminare guidati dagli interpreti ambientali di Georama offre l’opportunità di vivere un’esperienza che è stata curata, pensata e progettata per stare insieme, per provare a placare quella fame di condivisione, a Milano, dei protagonisti del racconto di Fontana, per generare un possibile cambiamento di sguardo o anche solo per creare domande.
“Ed è questo tipo di domande – credo – che dovremo imparare a farci tutti, e alla svelta. Negli anni del riscaldamento globale, dovremo trovare nuovi immaginari, politiche e rituali per collaborare – dentro e fuori le città – con le acque, i paesaggi, le piante, il suolo, gli animali. Non abbiamo altra scelta. E potrebbe anche essere divertente” (Niessen, 2023, p.274)
Se volete provare a divertirvi, qui la prossima tappa del percorso “Tangenziali. Camminare su un filo”.

Per approfondire

Fontana G. (2015), Salvi quasi per caso in Milano, a cura di Balzano, Cataluccio, De Benedetti, Di Stefano, Fontana, Janeczek, Sellerio, Palermo, pp.11-41.
Murakami H. (2009), L’arte di correre, Einaudi, Torino.
Niessen B. (2023), Abitare il vortice. Come le città hanno perduto il senso e come fare per ritrovarlo, Utet, Milano.








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