Perfect Days

 


“Composizione sarà vedere
con l’occhio dell’immaginazione
un luogo fisico in cui si trovi
ciò che voglio contemplare”.
Ignazio di Loyola, 1548

Certi giorni succede di fare incontri inaspettati e impensati con opere artistiche che offrono l’opportunità di spostare il nostro sguardo verso ciò che è non immediatamente visibile, lo disorientano e lo orientano verso l’invisibile. L’arte risponde al bisogno di trascendenza, di ulteriorità  che si fa “in immagine” (Antonacci, 2012).
Le parole di Ignazio di Loyola, riportate su un pannello della mostra su Giovan Battista Moroni alle Gallerie d’Italia a Milano, sembrano introdurre il film “Perfect days” di Wim Wenders, visto qualche ora dopo al cinema.
Il nuovo film di Wim Wenders è un atto di meditazione, di concentrazione, di pulizia da ciò che è superfluo e non essenziale, è un atto di cura di sé, degli altri e del mondo che si realizza nel tempo presente.

«Adesso è adesso.
La prossima volta è la prossima volta».

È il ritornello che il protagonista, Hirayama, insegna e canta alla nipote.
Ogni giorno, Hirayama compie l’atto di pulire, pulire lo spazio, il corpo e la mente secondo delle regole precise che mette in atto dal momento in cui si sveglia fino al momento di coricarsi. Ogni mimino gesto è un rituale che, attraverso la concentrazione che si genera nella ripetizione, dispone il corpo-mente ad abitare il presente, lo prepara a un lavoro disciplinato, a una qualità di presenza autentica e a essere intenzionale, essenziale e deciso (decidere etimologicamente significa tagliar via) (Barba, 1993).
Ogni giorno, Hirayama ri-crea se stesso nel mondo, ristabilisce il legame con le luci e le ombre della sua esistenza e con le ombre generate dalla danza della luce tra le foglie degli alberi.
Anche la musica è un rito, una cerimonia che si svolge nell’auto di Hirayama e che custodisce i misteri e i segreti del suo passato, che stabilizza la vita, la deinteriorizza e la fa apparire in chiave festosa e magica restituendole un significato. “Da un reincanto del mondo, perciò, ci si potrebbe aspettare un’energia curativa in grado di contrastare il narcisismo collettivo” (Byung_Chul Han, 2021, p.39).
Il film di Wim Wenders è un rito collettivo che ci fa riscoprire parte del mondo, che crea una comunità senza comunicazione, in contrasto all’attuale situazione di mera comunicazione senza comunità.

Riferimenti bibliografici
Antonacci F. (2012), Puer Ludens. Antimanuale per poeti, funamboli e guerrieri, Franco Angeli, Milano.
Barba E. (1993), La canoa di carta, Il Mulino, Bologna.
Han B.C (2021), La scomparsa dei riti. Una tipologia del presente, Nottetempo, Milano.

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