Da Milano a Lugano a piedi. Esplorare per scoprire le cose piccolissime



Cari non ti scordar
di me
io mi ricordo infatti
d’essere stata una volta in grande confidenza
con voi – un’amicizia repentina –
nell’età piccina
io mi ricordo
i giorni nei prati
quando la mamma
a borsate raccoglieva il tarassaco
e io
per gioco
provavo e riprovavo
la verticale
di colpo
mi cedettero le braccia
e la faccia si piantò
al suolo
in mezzo a voi
io mi ricordo solo
tutto
che girava
forse
l’azzurrità
vostra nell’impatto chissà
aveva passato il confine
della gabbia cranica
ed era entrata nelle cavità
dei pensieri
e mentre
tutti si stavano a preoccupare
della botta di mettere
il ghiaccio
sul bernoccolo disinfettare
lo sbuccio
voi aveste libera
circolazione nella testa
nelle zone
periferiche delle mani
delle dita
perfino nel cuore
bambino
e nessuno
si accorse delle conseguenze
irreversibili
il cocciuto non scordare
le cose piccolissime
soprattutto se azzurre
Bellemo C. (2020), Casa toracica, Anima Mundi Edizione, Otranto (Lecce).
 
Con questa poesia di Cristina Bellemo ha preso avvio il cammino Milano – Lugano, la terza concatenazione proposta da Georama – Esplorazioni Contemporanee.
Un cammino in otto tappe, con partenza ogni quindici giorni, che percorrerà le traiettorie visibili e invisibili che attraversano la complessità e la singolarità del vivente.
Il cammino attenua la centralità dell’umano che non è né centro, né autore, né soggetto del mondo ma nel movimento di azione e pensiero allocentrici si fa cosa tra le cose, il cammino avvia la consapevolezza “dell’aberrazione rappresentata dalla velleità dell’uomo moderno di sbarazzarsi dei riti (sociali) e da quella dell’uomo ipermoderno di soffocare i ritmi (biologici)” (Besnier in Benasayag, 2021 p.16).
Ieri abbiamo percorso la prima tappa, dalla Darsena a Bonola. Un folto gruppo di persone ha intralciato i marciapiedi delle vie dedicate alla corsa al consumo, obbligando talvolta le persone a fermarsi qualche attimo per lasciar passare chi camminava senza scopo altro che il cammino. Abbiamo esplorato scorci di città scoprendo, ad ogni passo, qualcosa di non conosciuto o che non è possibile notare se non ci si dedica all’esplorazione.
Esplorare è un verbo che indica un fare e uno stare, la disponibilità a esporsi all'ignoto, alla vulnerabilità generata da ogni cammino conoscitivo, a lasciarsi disorientare e quindi cambiare.
Esplorare è l’attitudine del bambino, che non si stanca mai di guardare e riguardare le medesime e minuscole cose, che si muove curioso verso tutto ciò che è nuovo o che gli è famigliare, che cerca di scoprire connessioni oltre le categorizzazioni dicotomiche, che procede investigando e si ferma ad ammirare.
Esplorare è mettersi a testa in giù, per gioco, per cambiare la prospettiva da cui guardare e abitare il mondo.



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