SCAMBIO D'ABITO
La possibilità di indossare
vecchi abiti, di scambiarli, trasformarli e rimodellarli con quelli degli altri
utilizzandoli per una serata di travestimenti tra maschere e teatri di corpi
improvvisati ha ricondotto ad uno stato d’infanzia, talvolta perduto, talvolta
assopito. Lo scambio libero e non costrittivo come forma di sperimentazione e
conoscenza che stimola convergenze in un non conosciuto che si
tratteggia insieme.
I primi a giungere, temerari, sono
stati gli assidui e fedeli clienti del pub, incuriositi dalla trasformazione
di quel luogo a loro cosi famigliare nelle consuete vesti di caffé, ed ora
trasformato in negozio d’abiti, ora in camerino, ora in palcoscenico. E come
per magia a poco a poco lo spazio si é fatto ampio, accogliendo nuovi volti,
nuovi abiti e di conseguenza nuove storie nascoste dietro ad ogni capo abitato
e viaggiato.
Geografie di volti di ogni età
che si incontrano in un universo di scambi di generazioni e comunicazioni di
vite passate e future che si intrecciano nel solo presente possibile.
Cambiarsi d’abito rappresenta
un’immersione nel gioco simbolico che "é il regno dell’infanzia per
eccellenza: il gioco simbolico rappresenta la creazione del mondo, é cosmogonico;
chi vi si immerge é legittimato a dare un nome alle cose, come fosse sempre un
primo uomo che si trova di fronte agli elementi e puo creare per essi un nome,
un ruolo, un destino" (Antonacci F., 2015, Puer Ludens-Antimanuale per poeti, funamboli
e guerrieri, Franco Angeli, Milano. p.39).
Di fronte a quegli elementi é fluita, con lo stesso linguaggio del Gioco,
l’Arte. Una ragazza dai capelli scompigliati ha iniziato a dipingere i volti
delle amiche con la leggerezza e la danza estatica del pennello che accarezza
la pelle e segue ritmicamente i
movimenti del respiro di corpi che si avvicinano e nel silenzio dialogano. A poco
a poco, ognuno dei presenti, si é sentito libero di lasciare la sua traccia;
chi con un fumetto, chi con una canzone, chi con un passo di danza e chi ancora,
affascinato dal gioco di creazione, ha
tentato di dare nuova vita agli abiti con tagli e cuci.
tra Silenzi e Vuoti,
"Si tratta di
spiazzarsi, non essere più al centro, ma una grande periferia sconfinata" (Candiani
C.L., 2018, Il silenzio e’ cosa viva, Einaudi, Torino. p.55).
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