SCAMBIO D'ABITO


Apro l’armadio, scrutando tra un appendino e l’altro, tra jeans e vestiti che nemmeno rammento di avere ed eppure conservo per il ricordo legato a quell’intreccio di fili e maglie che nascondono. Cosa posso portare? Questo maglione, questi sandali, questi pantaloni sbiaditi? Ma se poi mi dovessero servire di nuovo?  Mi domando rafficamente e confusionariamente, temporeggiando in quella enorme fatica del lasciare andare che tanto mi caratterizza. So benissimo che quel momento coincide con la necessità e la sapiente scelta di fare spazio per farsi vuoto e camminoRaccolgo tutto nella mia logora sacca blu e mi avvio verso il luogo dell’evento, scelto e decretato con le amiche come il migliore per quello scambio di abiti vintage e second hand. Varcata la soglia e allestito il giardino, la trasformazione prende finalmente vita!

L’idea di aprire un caffé letterario ad uno scambio d’abiti aperto a tutta la cittadina é nata dall’esigenza di tre amiche, ingarbugliate nelle loro vite frenetiche, desiderose di un ritmo lento e di un tempo generativo e creativo, unite dalla passione per l’arte in ogni sua qualsivoglia forma.

La possibilità di indossare vecchi abiti, di scambiarli, trasformarli e rimodellarli con quelli degli altri utilizzandoli per una serata di travestimenti tra maschere e teatri di corpi improvvisati ha ricondotto ad uno stato d’infanzia, talvolta perduto, talvolta assopito. Lo scambio libero e non costrittivo come forma di sperimentazione e conoscenza che stimola convergenze in un non conosciuto che si tratteggia insieme.

I primi a giungere, temerari, sono stati gli assidui e fedeli clienti del pub, incuriositi dalla trasformazione di quel luogo a loro cosi famigliare nelle consuete vesti di caffé, ed ora trasformato in negozio d’abiti, ora in camerino, ora in palcoscenico. E come per magia a poco a poco lo spazio si é fatto ampio, accogliendo nuovi volti, nuovi abiti e di conseguenza nuove storie nascoste dietro ad ogni capo abitato e viaggiato.

Geografie di volti di ogni età che si incontrano in un universo di scambi di generazioni e comunicazioni di vite passate e future che si intrecciano nel solo presente possibile.

Cambiarsi d’abito rappresenta un’immersione nel gioco simbolico che "é il regno dell’infanzia per eccellenza: il gioco simbolico rappresenta la creazione del mondo, é cosmogonico; chi vi si immerge é legittimato a dare un nome alle cose, come fosse sempre un primo uomo che si trova di fronte agli elementi e puo creare per essi un nome, un ruolo, un destino" (Antonacci F., 2015, Puer Ludens-Antimanuale per poeti, funamboli e guerrieri, Franco Angeli, Milano. p.39).

Di fronte a quegli elementi  é fluita, con lo stesso linguaggio del Gioco, l’Arte. Una ragazza dai capelli scompigliati ha iniziato a dipingere i volti delle amiche con la leggerezza e la danza estatica del pennello che accarezza la pelle e  segue ritmicamente i movimenti del respiro di corpi che si avvicinano e nel silenzio dialogano. A poco a poco, ognuno dei presenti, si é sentito libero di lasciare la sua traccia; chi con un fumetto, chi con una canzone, chi con un passo di danza e chi ancora, affascinato dal gioco di creazione,  ha tentato di dare nuova vita agli abiti con tagli e cuci. 

"É meraviglioso lasciarci disturbare dalla vita, dagli altri e nello stesso tempo non restarne schiacciati. Non si tratta di essere imperturbabili, ma imperturbati dal turbamento" (Candiani C.L., 2018, Il silenzio e’ cosa viva, Einaudi, Torino. p.44).

E cosí,
tra Silenzi e Vuoti,
nel non ancora,
ognuno si é scambiato lo sguardo, in una vasta connessione periferica.

"Si tratta di spiazzarsi, non essere più al centro, ma una grande periferia sconfinata" (Candiani C.L., 2018, Il silenzio e’ cosa viva, Einaudi, Torino. p.55).

 

 

 

Commenti