ANIMATI. God, Human, Animal, Machine | Il gesto del guardare
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Giulia Icolutti, Inscape, 2020 © Giulia Iacolutti – Museo di Fotografia Contemporanea, Milano-Cinisello Balsamo |
“La
fotografia è un'arte oscura come l'alchimia, trasforma la materia in spirito e
lo spirito in materia”.
La mostra “ANIMATI.God, Human, Animal, Machine”, in corso fino al 31 agosto a MUFOCO, è un’esperienza
unica e imperdibile per chi compie e si esercita, ogni giorno, nel gesto del
guardare.
Cosa significa essere
umani nell'epoca dell'intelligenza artificiale? Cosa significa guardare e
essere guardati dalle fotografie? Come guardiamo le immagini? Come interpretiamo
e quali significati attribuiamo alle immagini che consumiamo a cascata, che scorrono
impetuose sui nostri schermi e si dissolvono incessantemente in un flusso senza
fine?
La mostra propone 137
immagini di 77 autori italiani e internazionali, che
sono state selezionate attraverso la rete neurale CLIP di Open-AI dall’archivio
di MUFOCO, interrogandolo con parole chiave come: coscienza, anima, morte,
nascita, conflitto, famiglia.
Le
immagini sono volutamente esposte senza didascalie, titoli o nomi degli autori
per stimolare in chi le osserva libere associazioni con le parole chiave utilizzate
nella ricerca e riportate sulle pareti. Fermarsi a guardare la materia delle
fotografie - oggetti tangibili che occupano spazio e hanno un loro peso,
diventa un gesto necessario, disorientante, a tratti sorprendente. Mentre
guardiamo le immagini, guardiamo i nostri preconcetti e i modelli determinati
culturalmente, socialmente e storicamente e che influenzano il nostro sguardo;
mentre guardiamo le immagini, guardiamo come l’Intelligenza Artificiale guarda
le immagini. Ci accorgiamo che spesso l’intelligenza artificiale vede le
immagini solo in superficie, come accade nel nostro rapporto con le immagini on
line. Così, alla parola chiave “cura” corrisponde una fotografia che
rappresenta una donna che si prende cura di un’aiuola a forma di svastica. Alla
parola “anima” sono associate 3 immagini molto diverse: la fotografia di un pellicano
di Paolo Monti (Pellicano, 1957), una banana di Anne Montaut (Les reliefs de la
table, 2000) e un fiammifero acceso sul punto di spegnersi di Mimmo Jodice (Bruciatura,
1977).
Se
le prime due fotografie sembrano evocare in modo forse scontato e poetico l’idea
di anima, l’associazione con una banana sembra inspiegabile. Come chiarisce l’indispensabile
audio-guida, “potrebbe non essere un errore. I primi modelli di computer vision sono stati
addestrati su migliaia e migliaia di immagini di banane. É come se CLIP cercando
l’anima avesse un po' trovato la sua o, meglio, quella dei suoi antenati
algoritmici”.
L’intelligenza artificiale non è, dunque, solo uno strumento, ma soggetto attivo nel processo interpretativo. “Umano e macchina si sono incontrare in un cortocircuito visivo che genera nuove possibilità di lettura”.
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Anne Montaut, Les reliefs de la table,
2000 © Eredi Anne Montaut – Museo di Fotografia Contemporanea, Milano-Cinisello
Balsamo |
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Mimmo Jodice, Bruciatura, 1977 © Mimmo
Jodice – Regione Lombardia / Museo di Fotografia Contemporanea,
Milano-Cinisello Balsamo |
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